Cornwall: tra fate, folletti, panna montata e brughiere

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Il Poeta Samuel Minturn Peck nel suo poema The Pixies scrive:
“Si dice che le loro forme siano ancora minuscole, tutti i mali umani possono sottomettere… con una bacchetta o un amuleto possono conquistare ogni cuore…” La poetessa inglese del tardo novecento Nora Chesson nel poema intitolato The Pixies scrive: “Hai mai visto i Pixies, l'ovile non benedetto o bandito? Camminano sulle acque, navigano sulla terra, rendono più verde l'erba dove cadono i loro passi, la cerva più selvaggia della foresta risponde al loro richiamo. Rubano dai linney imbullonati, mungono la chiave dell'erba, le cameriere vengono baciate durante la mungitura e nessuno le sente passare.Volano dalla stalla alla stalla e cavalcano puledri intatti, cercano amanti umani per conquistare le loro anime.I Pixies non conoscono il dolore, i Pixies non provano paura, non si preoccupano del raccolto o del periodo della semina dell'anno.L'età non li tocca, il tempo della mietitura passa, ma i Pixies non cambiano… Chesson accenna a tutte le caratteristiche basilari, includendo anche le più moderne. I pixie sono esseri "a metà", non maledetti da Dio o benedetti. Loro fanno l'imprevedibile, benedicono il territorio e sono creature della foresta che altre creature selvagge trovano affascinanti e che non spaventano.

Amano gli umani, prendendone alcuni per compagni e sono quasi immortali, sono alati e volano di posto in posto.
Piccole creature mitiche del folclore britannico, le cui caratteristiche assomigliano a quelle dei folletti e delle fate, con le loro storie sono diffuse nel sud-ovest dell'Inghilterra, nelle regioni del Devon e della Cornovaglia. Nelle raffigurazioni tradizionali un pixie ha solitamente ali, orecchie a punta, vestiti verdi e un cappello anch'esso a punta. L’origine del nome pixie è incerta, alcuni affermano che provenga dal dialettale svedese pyske, ovvero piccola fata, altri sostenendo che data l'origine cornica della parola piskie, questo è probabilmente di derivazione celtica, anche se non è stato individuato l'esatto termine dal quale pixie dovrebbe derivare. Sebbene sembri che la loro presenza nella mitologia fosse antecedente all'arrivo del Cristianesimo in Gran Bretagna, i pixie vennero assimilati nella nuova religione, con la spiegazione che erano le anime di bambini andati via precocemente. Nel 1869 alcuni suggerirono che il nome pixie fosse una reminiscenza delle tribù pitte, che usavano dipingere/tatuarsi di blu, una caratteristica spesso attribuita anche ai pixie. Sebbene questa idea sia talvolta ripresa da scrittori contemporanei, non ci sono connessioni certe. Alcuni ricercatori del XIX secolo hanno elaborato altre ipotesi sulla derivazione del nome, o connesso il termine a Puck, una creatura mitologica a volte descritta come una fata, ma il nome Puck è anch'esso di origine incerta. Fino all'avvento di racconti moderni, il mito del pixie era localizzato in Bretagna. Alcuni hanno notato alcune rassomiglianze alle "fate nordiche", germaniche o scandinave, ma i pixie sono distinte da queste dai miti e dalle storie del Devon e della Cornovaglia. Prima della metà del diciannovesimo secolo, pixie e fate erano tenute in gran considerazione in Devon e Cornovaglia. Nel Devon, i pixie sono considerati "così piccoli da essere invisibili e innocui o amichevoli per l'uomo". I libri dedicati alle credenze locali dei contadini sono pieni di incidenti dovuti a manifestazioni di pixie. Alcune località devono il loro nome al mito dei pixie: ad esempio in Devon, vicino a Challacombe, un gruppo di rocce deve il suo nome alla credenza che i pixie abitino lì vicino. In alcune aree la credenza che pixie e fate siano creature reali è ancora presente. Nelle leggende provenienti da Dartmoor i pixies sono amanti della musica e del ballo e amano cavalcare i puledri del paese. Questi sono generalmente amichevoli e aiutano gli esseri umani, ma si racconta che conducono i viandanti a perdersi (e così il viandante diviene "pixy-led", ovvero "guidato da un pixie") e l'unico rimedio consiste nell'indossare il proprio cappotto rovesciato, con l'interno all'esterno. La regina dei pixie della Cornovaglia pare sia Joan the Wad "Giovanna la Torcia", considerata molto fortunata. In alcune leggende e resoconti storici sono descritti con una statura quasi pari a quella di un umano. Per esempio, un membro della famiglia Elford a Tavistock, Devon, si nascose dalle truppe di Cromwell nella casa di un pixie. Nonostante l'entrata sia rimpicciolita col passare del tempo, la casa pixie, una caverna di formazione naturale sullo Sheep Tor, è ancora accessibile. Si racconta anche che a Buckland St. Mary, nel Somerset, i pixie abbiano combattuto contro le fate: e proprio per aver vinto ancora oggi visitano l'area, mentre le fate si dice se ne andarono per sempre dopo la loro sconfitta. Fin dai primi anni del diciannovesimo secolo i loro contatti con gli umani sono diminuiti. Nel libro del 1824 Cornwall di Samuel Drew, troviamo questa osservazione: "L'era dei pixie, come fu quella della cavalleria, è finita. Al giorno d'oggi non ci sono molte case che si dica siano visitate da questi. Persino i campi e le strade che prima frequentavano spesso sembra siano state dimenticate. La loro musica può essere udita molto raramente."
Ed è cosi che ebbe inizio il viaggio…

ventitré volte agosto - 2023
Aria avvolta di misticismo, luoghi immensi di distese sconfinate che sbocciano in colori e profumi, monumenti megalitici sparsi in tutta la regione. La penisola di Penwith, la zona più a ovest, possiede la più alta concentrazione di siti antichi di tutto il resto del Regno Unito, cerchi di pietre, dolmen, menhir e villaggi neolitici. E tra i fili d’erba, all’ora della merenda con caldi scones, panna montata e marmellate gustose si ascoltano storie sui piskies, i dispettosi folletti della Cornovaglia che si nascondono tra i bassi cespugli della brughiera. Odi raccontare anche leggende sui giganti che un tempo vivevano nella regione, tormentando gli abitanti e divenendo così parte della storia popolare, una storia che ancora una volta si mescola alla fantasia nella figura del mitico Re Artù. Dal castello di Tintagel, dove si dice che venne concepito, al paese di Camelford che tanto assomiglia a nome Camelot, passando per il lago Dozmary Pool in cui Excalibur sarebbe stata riposta alla morte del sovrano. Molti indizi suggeriscono che qui si trovasse la vera Avalon descritta dai primi storici del tempo…

Aprire la mappa, cercare nella realtà mondi nuovi, desiderio di infinito, in quel preciso punto della terra tutta l'immaginazione.

diario visivo del viaggio Open link

Illustrazione The Blackthorn Fairy, from Flower of the Trees 1940

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