Cornwall: tra fate, folletti, panna montata e brughiere


The Blackthorn Fairy, from Flower of the Trees 1940

on the road Cornwall 01 -

Il Poeta Samuel Minturn Peck nel suo poema The Pixies scrive:
“Si dice che le loro forme siano ancora minuscole, tutti i mali umani possono sottomettere… con una bacchetta o un amuleto possono conquistare ogni cuore…” La poetessa inglese del tardo novecento Nora Chesson nel poema intitolato The Pixies scrive: “Hai mai visto i Pixies, l'ovile non benedetto o bandito? Camminano sulle acque, navigano sulla terra, rendono più verde l'erba dove cadono i loro passi, la cerva più selvaggia della foresta risponde al loro richiamo. Rubano dai linney imbullonati, mungono la chiave dell'erba, le cameriere vengono baciate durante la mungitura e nessuno le sente passare.Volano dalla stalla alla stalla e cavalcano puledri intatti, cercano amanti umani per conquistare le loro anime.I Pixies non conoscono il dolore, i Pixies non provano paura, non si preoccupano del raccolto o del periodo della semina dell'anno.L'età non li tocca, il tempo della mietitura passa, ma i Pixies non cambiano… Chesson accenna a tutte le caratteristiche basilari, includendo anche le più moderne. I pixie sono esseri "a metà", non maledetti da Dio o benedetti. Loro fanno l'imprevedibile, benedicono il territorio e sono creature della foresta che altre creature selvagge trovano affascinanti e che non spaventano.

Illustrazione dal libro di Alfred Smedberg 'The seven wishes'
'Among pixies and trolls', una antologia di storie per bambini


Amano gli umani, prendendone alcuni per compagni e sono quasi immortali, sono alati e volano di posto in posto.
Piccole creature mitiche del folclore britannico, le cui caratteristiche assomigliano a quelle dei folletti e delle fate, con le loro storie sono diffuse nel sud-ovest dell'Inghilterra, nelle regioni del Devon e della Cornovaglia. Nelle raffigurazioni tradizionali un pixie ha solitamente ali, orecchie a punta, vestiti verdi e un cappello anch'esso a punta. L’origine del nome pixie è incerta, alcuni affermano che provenga dal dialettale svedese pyske, ovvero piccola fata, altri sostenendo che data l'origine cornica della parola piskie, questo è probabilmente di derivazione celtica, anche se non è stato individuato l'esatto termine dal quale pixie dovrebbe derivare. Sebbene sembri che la loro presenza nella mitologia fosse antecedente all'arrivo del Cristianesimo in Gran Bretagna, i pixie vennero assimilati nella nuova religione, con la spiegazione che erano le anime di bambini andati via precocemente. Nel 1869 alcuni suggerirono che il nome pixie fosse una reminiscenza delle tribù pitte, che usavano dipingere/tatuarsi di blu, una caratteristica spesso attribuita anche ai pixie. Sebbene questa idea sia talvolta ripresa da scrittori contemporanei, non ci sono connessioni certe. Alcuni ricercatori del XIX secolo hanno elaborato altre ipotesi sulla derivazione del nome, o connesso il termine a Puck, una creatura mitologica a volte descritta come una fata, ma il nome Puck è anch'esso di origine incerta. Fino all'avvento di racconti moderni, il mito del pixie era localizzato in Bretagna. Alcuni hanno notato alcune rassomiglianze alle "fate nordiche", germaniche o scandinave, ma i pixie sono distinte da queste dai miti e dalle storie del Devon e della Cornovaglia. Prima della metà del diciannovesimo secolo, pixie e fate erano tenute in gran considerazione in Devon e Cornovaglia. Nel Devon, i pixie sono considerati "così piccoli da essere invisibili e innocui o amichevoli per l'uomo". I libri dedicati alle credenze locali dei contadini sono pieni di incidenti dovuti a manifestazioni di pixie. Alcune località devono il loro nome al mito dei pixie: ad esempio in Devon, vicino a Challacombe, un gruppo di rocce deve il suo nome alla credenza che i pixie abitino lì vicino. In alcune aree la credenza che pixie e fate siano creature reali è ancora presente. Nelle leggende provenienti da Dartmoor i pixies sono amanti della musica e del ballo e amano cavalcare i puledri del paese. Questi sono generalmente amichevoli e aiutano gli esseri umani, ma si racconta che conducono i viandanti a perdersi (e così il viandante diviene "pixy-led", ovvero "guidato da un pixie") e l'unico rimedio consiste nell'indossare il proprio cappotto rovesciato, con l'interno all'esterno. La regina dei pixie della Cornovaglia pare sia Joan the Wad "Giovanna la Torcia", considerata molto fortunata. In alcune leggende e resoconti storici sono descritti con una statura quasi pari a quella di un umano. Per esempio, un membro della famiglia Elford a Tavistock, Devon, si nascose dalle truppe di Cromwell nella casa di un pixie. Nonostante l'entrata sia rimpicciolita col passare del tempo, la casa pixie, una caverna di formazione naturale sullo Sheep Tor, è ancora accessibile. Si racconta anche che a Buckland St. Mary, nel Somerset, i pixie abbiano combattuto contro le fate: e proprio per aver vinto ancora oggi visitano l'area, mentre le fate si dice se ne andarono per sempre dopo la loro sconfitta. Fin dai primi anni del diciannovesimo secolo i loro contatti con gli umani sono diminuiti. Nel libro del 1824 Cornwall di Samuel Drew, troviamo questa osservazione: "L'era dei pixie, come fu quella della cavalleria, è finita. Al giorno d'oggi non ci sono molte case che si dica siano visitate da questi. Persino i campi e le strade che prima frequentavano spesso sembra siano state dimenticate. La loro musica può essere udita molto raramente."
Ed è cosi che ebbe inizio il viaggio…

ventitré volte agosto - 2023
Aria avvolta di misticismo, luoghi immensi di distese sconfinate che sbocciano in colori e profumi, monumenti megalitici sparsi in tutta la regione. La penisola di Penwith, la zona più a ovest, possiede la più alta concentrazione di siti antichi di tutto il resto del Regno Unito, cerchi di pietre, dolmen, menhir e villaggi neolitici. E tra i fili d’erba, all’ora della merenda con caldi scones, panna montata e marmellate gustose si ascoltano storie sui piskies, i dispettosi folletti della Cornovaglia che si nascondono tra i bassi cespugli della brughiera. Odi raccontare anche leggende sui giganti che un tempo vivevano nella regione, tormentando gli abitanti e divenendo così parte della storia popolare, una storia che ancora una volta si mescola alla fantasia nella figura del mitico Re Artù. Dal castello di Tintagel, dove si dice che venne concepito, al paese di Camelford che tanto assomiglia a nome Camelot, passando per il lago Dozmary Pool in cui Excalibur sarebbe stata riposta alla morte del sovrano. Molti indizi suggeriscono che qui si trovasse la vera Avalon descritta dai primi storici del tempo…


Aprire la mappa, cercare nella realtà mondi nuovi, desiderio di infinito, in quel preciso punto della terra tutta l'immaginazione.


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E il vento dell'Ovest, rideva gentile

date » 22-09-2023 13:41

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on the road Cornwall 02

Respirare un po’ di Inghilterra,
tre le proprietà delle vecchie famiglie, cottage e case inglesi, con le sue poltrone alle finestre a guardare il mondo che fuori si confonde tra le dimore storiche circondate dai giardini, e spruzzi di vernice ai muri che raccontano storie presenti. I suoi villaggi di pescatori: scendere lungo le valli dai pendii ripidi, dove case di pietra con tetti di paglia profumano di oceano, pescatori seduti sui muretti in granito a sistemare reti mentre qualche gabbiano posa su qualche finestre rovinata dal tempo. Perdersi lungo tutta la costa seguendo le viuzze più strette per raggiungere i porticcioli antichi,talmente stretti che bisogna essere piccoli piccoli come un folletto, e d’improvviso vasti paesaggi dove si odono canti di fate con il vento che accarezza elicrisio e ginestre, con i fili d’erba che danzano sulle rovine di vecchie miniere… Fermarsi al tramonto in un vecchio pub dove si versa birra ad ogni grassa risata, a raccontare le leggende di Re Artù, tra Tintagel e Camelford, il più ubriaco racconta di essere entrato nella grotta di Merlino, mentre una donna prova a spiegare il rumore delle onde mentre un pirata nascondeva del rum… E non capire se quella marea ti salva o ti fa annegare… ascoltare la storia del gigante Cormoran al St Michael’s Mount che cerca il suo cuore di pietra sul lastricato che conduce alla fortezza. Come poter annegare se l’acqua è un lenzuolo di sale che copre i sogni, con la luce calda dei tramonti ogni sera e con quella fresca dell’alba al mattino….
Accarezzare la vita che si muove più lentamente che altrove, ed è dolce. Almeno ora, qui.
Raggiungere la cima delle scogliere sulla costa ovest, dove tutto sembra finire, ma è il luogo dove tutto stringe, vento, aria, fuoco, acqua, l’oceano maestoso sembra una piccola goccia quando s’infrange con le onde ed abbraccia le scogliere.



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Bristol

date » 22-09-2023 14:16

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Direzione sud-ovest dell’Inghilterra: Bristol
on the road Cornwall 03
Aereoporto di Bristol, noleggio auto, mappa, cominciamo da un libro.


La storia urbanistica della città di Bristol è raccontata accuratamente in un libro di Federica Angelucci, in un ampio studio sulla trasformazione del tessuto urbano in relazione ai mutamenti politici ed economici che si susseguono nel tempo. Ripercorrerne la storia degli adeguamenti del tessuto urbano e cittadino alle volontà dei sempre nuovi centri di potere economico e politico si rivela interessante esempio di come una realtà antica possa continuare a riflettersi, nelle sue dinamiche, in un presente dove ogni città o metropoli contemporanea è specchio delle sempre nuove e mutevoli gerarchie economiche e politiche. Il testo è corredato da una interessante iconografia storica di notevolissima qualità. Il lavoro di sintesi su Bristol tardomedievale prende le mosse da una approfondita ricognizione delle fonti bibliografiche e archivistiche, con una particolare attenzione per la cartografia storica. La grande quantità di studi, alcuni filologicamente assai dettagliati, prodotti dalla storiografia locale (tra i quali va segnalato l'atlante storico) non aveva fino ad oggi considerato con cognizione di causa lo sviluppo urbanistico nelle sue caratteristiche progettuali. Partendo dal più antico insediamento caratterizzato da una "croce di strade" (purtroppo in parte scomparsa a causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale e dei successivi Piani di ricostruzione), Federica Angelucci ha seguito in ogni particolare sia le trasformazioni interne che le notevoli espansioni consolidatesi tra XIII e XV secolo. Di particolare significato appaiono, come di consueto, le localizzazioni degli edifici ecclesiastici, che sono costantemente riferite ad un diretto rapporto con il centro cittadino. Anche l'andamento dei corsi d'acqua è stato oggetto di una approfondita revisione e sono state fatte proposte ricostruttive alternative rispetto a quelle avanzate dalla storiografia locale. L'evoluzione dei tessuti urbani segue anche a Bristol i modelli diffusi in campo europeo, con il passaggio da strade curvilinee a strade rettilinee, e le rettifiche - finalizzate all'ampliamento della sede viaria e al miglioramento della visibilità a distanza - applicate ai tracciati più antichi. Sono state poi affrontate due tematiche specifiche: il vedutismo cinque-seicentesco e gli aspetti metrologici. Basandosi su una fonte quattrocentesca assai particolareggiata e unica nel suo genere, l'autrice ha potuto verificare sul campo l'uso di particolari unità di misura impiegate nella descrizione di Bristol e di altre città inglesi. Si tratta di misurazioni sistematiche, anche se spesso condotte con metodi artigianali e con personali approssimazioni, di tutti gli spazi pubblici interni all'insediamento: un lavoro utilizzabile a diversi fini e confrontabile con altre più sintetiche fonti tardomedievali europee e italiane, ma non tradotto nell'immediato in rappresentazione planimetrica. Siamo certi che questo volume sarà accolto con attenzione ed interesse dalla storiografia anglosassone, tradizionalmente legata agli aspetti analitici e metodologici della ricerca, alla comparazione a vasto raggio e alla concretezza dei risultati.
Bristol è una città sviluppatasi su entrambe le rive del fiume Avon, nell'Inghilterra sud-occidentale, una delle città più stimolanti d’Europa. Appena si arriva in centro si respira tutta la contemporaneità mescolata al suo passato di città portuale ricca di storia, quello che un tempo era il porto in centro è diventato un polo culturale denominato Harbourside, con il museo M Shed a illustrare il patrimonio sociale e industriale locale. All'interno dei magazzini portuali del XIX secolo sono allestiti ristoranti, negozi e istituzioni culturali, gallerie d'arte contemporanea, i giovani passeggiano tra vecchie rotaie, leggono un libro al canto dei gabbiani o seduti al tavolo di un caffè in un Cargo, con in lontananza la cattedrale e i tetti colorati. Una città che regala nell’attraversare le sue strade un’architettura georgiana, una tradizione portuale e soprattutto una graffiante street art che si scopre passo dopo passo, in pieno centro perdendosi tra strade e vicoletti, tra piccoli caffé, librerie e pub tradizionali.

Harbourside e Wapping Wharf, il porto di Bristol
Maestose con la folla che a bordo era pronta a partire, le navi dirette in Irlanda, America nel Nord e Canada. Questa era Bristol fino al 1800, snodo centrale nella triste tratta degli schiavi. Rivestì una certa importanza durante i viaggi esplorativi del XV e XVI secolo. Nella narrazione moderna che riguarda l’era delle grandi esplorazioni oceaniche si sente spesso parlare (per giusti e ovvi motivi) di Colombo, Magellano e Vespucci; ma coloro che oggi consideriamo “grandi esploratori” rappresentano solo una parte della storia. I grandi viaggi oceanici sono stati resi possibili non solo dalle figure di spicco che hanno dato nomi a regioni o interi continenti, ma anche da marinai comuni, armatori sconosciuti e persone che per sbarcare il lunario erano costrette a seguire gli spostamenti del pesce, spingendosi verso mari ignoti e terre mai toccate da piede europeo. Intorno al XIII secolo Bristol iniziò a diventare un porto marittimo di una certa rilevanza: il vino francese, le spezie orientali e la lana proveniente dall’Europa settentrionale rappresentavano le principali mercanzie che transitavano per il porto, ma all’inizio del XV secolo il merluzzo iniziò a diventare fonte di grossi guadagni. Il merluzzo pescato in Islanda dai marinai di Waterford e Cork, congelato in blocchi solidi (stoccafisso) facili da trasportare e da conservare, raggiungeva Bristol e veniva smistato in tutta Inghilterra scambiandolo con vestiti, alimenti non presenti in Irlanda e metalli. Tra il XIV e il XV secolo secolo, la città di Bristol era considerata la terza città più popolata d’Inghilterra, dopo Londra e York, con circa 15-20.000 abitanti quasi totalmente impegnati, direttamente o indirettamente, nel commercio via mare. Il commercio lungo le rotte atlantiche vedeva coinvolti almeno 250 mercanti di Bristol, che quotidianamente venivano a conoscenza di nuove rotte marittime, nuove opportunità da sfruttare e storie leggendarie che circolavano tra i marinai dell’epoca. William Canynge, il primo grande mercante di Bristol, fu per cinque volte sindaco della città e possedeva una flotta di 10 navi e 800 marinai totalmente impegnata nel commercio di vino e di merluzzo. Un altro colpo per l’economia di Bristol che spinse i commercianti della città a cercare nuove rotte marittime fu la cattura di Costantinopoli da parte dell’Impero ottomano nel 1453. Costantinopoli rappresentava il fulcro dei traffici di spezie tra Europa e Asia, ma l’arrivo dei Turchi vide l’applicazione di nuove e pesanti tasse sulle esportazioni verso Ovest. I marinai di Bristol ritenevano possibile circumnavigare l’Africa per raggiungere l’Asia, o che esistesse una rotta verso Ovest per raggiungere il Cipango (Giappone) e il Catai (Cina). Si tratta di idee del tutto analoghe a quelle che motivarono Cristoforo Colombo ad intraprendere l’attraversata dell’Atlantico: il celebre esploratore approdò nel 1476 proprio a Bristol, dove potrebbe aver assorbito i racconti dei marinai inglesi che avrebbero costituito le fondamenta del suo primo viaggio esplorativo. Spingendosi verso i mari sud-occidentali in cerca di pesce, di nuove rotte marittime e di località con cui intrattenere interessanti rapporti commerciali, i marinai di Bristol potrebbero aver raggiunto le Americhe qualche anno prima del primo viaggio di Colombo. Il primo inglese a condurre una spedizione in Nordamerica potrebbe essere stato William Weston, un mercante di Bristol che tra il 1499 e il 1500 posò piede sul suolo canadese. E’ possibile che Weston possa essere stato membro dell’equipaggio di Caboto nel 1497, anno in cui si svolse la prima spedizione europea nell’ America settentrionale (se escludiamo i viaggi norreni di 500 anni prima). William Wenton lavorò a bordo della Trinity, una delle navi di Bristol che partecipò alla spedizione verso Hy-Brasil nel 1480. La licenza per la missione esplorativa di Weston del 1499 sembra essere legata alla spedizione di Caboto, per cui è molto probabile che l’esploratore di Bristol fosse un compagno di viaggio, se non addirittura un amico, del viaggiatore veneziano. La data esatta del viaggio esplorativo di Weston non è nota, anche se l’ipotesi dominante è che sia iniziata un anno dopo dal ritorno di Caboto. La destinazione raggiunta dalla spedizione è sconosciuta, ma sappiamo per certo che nel 1500 Weston fu ricompensato dal re con una somma di 30 sterline “per le spese sostenute durante la ricerca di nuove terre”. Lo storico inglese Alwyn A. Ruddock ha sostenuto che Weston possa essersi spinto in profondità nell’Atlantico nord-occidentale, probabilmente raggiungendo la Baia di Hudson, località che riceverà il suo nome solo oltre un secolo dopo, nel 1610, quando Henry Hudson la raggiunse a bordo del veliero Discovery.

Oggi il porto di Bristol è un’area vivace e riqualificata, ricca di attività, il nuovo quartiere Wapping Wharf con i vecchi container navali di Cargo. C’è contemporanietà, gioventù, si respira freschezza, si sente il profumo del pesce fresco impanato e fritto, la storia è passata, lontana, ma non si dimentica, fa parte di quel presente, e al primo attimo di silenzio, senti tutte le vecchie voci di esploratori, viaggiatrici, gente comune che da li è passata, ha vissuto, ha sognato. Il museo M Shed: racconta la storia di Bristol attraverso una serie di installazioni interattive. All’interno si trovano anche un accogliente café – perfetto nelle giornate di pioggia – e l’opera di Bansky Grim Reaper, di cui ti parliamo più avanti. Verso Spike Island e Bristol Marina, si rimane colpiti dai colori vivaci delle case affacciate sul porto. Qui si trova anche la nave museo SS Great Britain, transatlantico a vapore varato nel 1843 che collegava Bristol a New York. A Bristol sono stati scoperti frammneti dei manoscritti della famosa leggenda di mago Merlino, tra i più antichi. I frammenti contengono un passaggio della sequenza di testi in francese antico conosciuta come il Ciclo della Vulgata o Ciclo Lancillotto-Grail, che risale agli inizi del XIII secolo. Parti di questo Ciclo potrebbero essere state usate da Sir Thomas Malory (1415-1471) come fonte per il suo Le Morte Darthur (stampato per la prima volta nel 1485 da William Caxton), che è a sua volta il principale testo di partenza per molte narrazioni moderne della leggenda arturiana in inglese. “La maggior parte dei manoscritti del testo noti per essere stati in Inghilterra nel Medioevo sono stati composti dopo il 1275, quindi questo è un esempio particolarmente precoce, sia dei manoscritti della Suite Vulgata in generale, ma soprattutto di quelli noti per aver trovato la loro strada in Inghilterra dalla Francia nel Medioevo”. Gli eventi iniziano con Artù, Merlino, Gawain e altri cavalieri assortiti, tra cui Re Ban e Re Bohors che si preparano alla battaglia a Trebes contro Re Claudas e i suoi seguaci. Merlino sta studiando il miglior piano d’attacco. Segue una lunga descrizione della battaglia. Ad un certo punto, le forze di Artù sembrano assediate ma un discorso di Merlino che li esorta ad evitare la codardia li porta a combattere di nuovo, e Merlino guida la carica usando lo speciale stendardo di drago di Sir Kay che Merlino aveva regalato ad Artù, che sputa fuoco vero. Alla fine, le forze di Artù sono trionfanti. Re Artù, Ban e Bohors, e gli altri cavalieri, sono alloggiati nel castello di Trebes. Quella notte Ban e sua moglie, la regina Elaine, concepiscono un bambino. Elaine fa poi uno strano sogno su un leone e un leopardo, quest’ultimo sembra prefigurare il figlio che Elaine deve ancora nascere. Anche Ban fa un sogno terrificante in cui sente una voce. Si sveglia e va in chiesa. Ci viene detto che durante il soggiorno di Artù nel regno di Benoic per il mese successivo, Ban e Bohors sono in grado di continuare a combattere e sconfiggere Claudas, ma dopo che Artù parte per occuparsi delle questioni nelle sue terre, Claudas è di nuovo trionfante. La narrazione si sposta poi alla parziale spiegazione di Merlino dei sogni di Ban ed Elaine. In seguito, Merlino incontra Viviane che desidera sapere come addormentare le persone (desidera farlo ai suoi genitori). Merlino rimane con Viviane per una settimana, apparentemente si innamora di lei, ma resiste a dormire con lei. Merlino torna poi a Benoic per ricongiungersi ad Artù e ai suoi compagni. Il professor Tether ha aggiunto: “Oltre alle eccitanti conclusioni, una cosa che l’intraprendere questo studio, l’edizione e la traduzione del Merlino di Bristol ha rivelato è il valore incommensurabile della collaborazione interdisciplinare e trans-istituzionale, che nel nostro caso ha forgiato un modello olistico e completo per studiare i frammenti di manoscritti medievali che speriamo possa informare e incoraggiare il lavoro futuro nel campo”. “Ci ha anche mostrato il grande potenziale delle collezioni locali di manoscritti e libri rari a Bristol, in particolare nella Biblioteca Centrale dove ci sono molti altri frammenti di manoscritti non identificati che aspettano di essere scoperti.

St Nicholas Market
Il St Nicholas Market è il più antico e amato mercato di Bristol. Sotto la volta del Glass Arcade lo street food regna sovrano, con cucina etnica da tutto il mondo. Dalle vetrate in alto la luce entra come una voce divina che rende il cibo qualcosa di mistico dove tutti s'incontrano senza barriere, solo scoperta.


La storica via Christmas Steps: scorcio unico della città. Ripidi gradini si inerpicano tra due strette ali di edifici, barber shop e atelier d’artisti, salendo fino alla cima della scalinata basta voltarsi e accorgersi di quanto questa piccola viuzza diventi uno scorcio incantevole dove la vita trascorre come il luccichio di una lampadina accesa di giorno in attesa di splendere come una lanterna di un veliero di notte...


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Parigi

𝙸𝚕 𝚟𝚒𝚊𝚐𝚐𝚒𝚘 𝚙𝚛𝚎𝚟𝚎𝚍𝚎 𝚍𝚒 𝚖𝚞𝚘𝚟𝚎𝚛𝚌𝚒 𝚌𝚘𝚗 𝚒𝚕 𝚝𝚛𝚎𝚗𝚘, 𝚍𝚊 𝚃𝚘𝚛𝚒𝚗𝚘 𝚏𝚒𝚗𝚘 𝚊𝚕𝚕𝚊 𝚜𝚝𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝙻𝚊 𝙶𝚊𝚛𝚎 𝚍𝚎 𝙻𝚢𝚘𝚗.

(𝙿𝚎𝚛 𝚌𝚑𝚒 𝚙𝚊𝚛𝚝𝚒𝚛𝚊̀ 𝚍𝚘𝚙𝚘 𝚊𝚟𝚎𝚛𝚌𝚒 𝚕𝚎𝚝𝚝𝚘: 𝙸𝚗𝚏𝚘𝚛𝚖𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚒 𝚜𝚞𝚐𝚕𝚒 𝚘𝚛𝚊𝚛𝚒 𝚍𝚎𝚒 𝚝𝚛𝚎𝚗𝚒 𝚃𝚘𝚛𝚒𝚗𝚘-𝙿𝚊𝚛𝚒𝚐𝚒 - 𝙸𝚕 𝚖𝚘𝚍𝚘 𝚖𝚒𝚐𝚕𝚒𝚘𝚛𝚎 𝚙𝚎𝚛 𝚝𝚛𝚘𝚟𝚊𝚛𝚎 𝚞𝚗 𝚋𝚒𝚐𝚕𝚒𝚎𝚝𝚝𝚘 𝚎𝚌𝚘𝚗𝚘𝚖𝚒𝚌𝚘 𝚃𝚘𝚛𝚒𝚗𝚘 - 𝙿𝚊𝚛𝚒𝚐𝚒 𝚎̀ 𝚙𝚛𝚎𝚗𝚘𝚝𝚊𝚛𝚎 𝚒𝚕 𝚝𝚞𝚘 𝚝𝚛𝚎𝚗𝚘 𝚒𝚗 𝚊𝚗𝚝𝚒𝚌𝚒𝚙𝚘 𝚎𝚍 𝚎𝚟𝚒𝚝𝚊𝚛𝚎 𝚍𝚒 𝚟𝚒𝚊𝚐𝚐𝚒𝚊𝚛𝚎 𝚗𝚎𝚕𝚕𝚎 𝚘𝚛𝚎 𝚍𝚒 𝚙𝚞𝚗𝚝𝚊. 𝙸𝚕 𝚙𝚛𝚎𝚣𝚣𝚘 𝚖𝚎𝚍𝚒𝚘 𝚍𝚎𝚕 𝚋𝚒𝚐𝚕𝚒𝚎𝚝𝚝𝚘 𝚍𝚊 𝚃𝚘𝚛𝚒𝚗𝚘 𝚊 𝙿𝚊𝚛𝚒𝚐𝚒, 𝚜𝚎 𝚊𝚌𝚚𝚞𝚒𝚜𝚝𝚊𝚝𝚘 𝚒𝚕 𝚐𝚒𝚘𝚛𝚗𝚘 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚙𝚊𝚛𝚝𝚎𝚗𝚣𝚊 𝚜𝚊𝚛𝚊̀ 𝚒𝚗𝚝𝚘𝚛𝚗𝚘 𝚊𝚒 𝟽𝟷 €, 𝚖𝚊 𝚎̀ 𝚙𝚘𝚜𝚜𝚒𝚋𝚒𝚕𝚎 𝚝𝚛𝚘𝚟𝚊𝚛𝚎 𝚋𝚒𝚐𝚕𝚒𝚎𝚝𝚝𝚒 𝚙𝚒𝚞̀ 𝚌𝚘𝚗𝚟𝚎𝚗𝚒𝚎𝚗𝚝𝚒 𝚊 𝚙𝚊𝚛𝚝𝚒𝚛𝚎 𝚍𝚊 𝚜𝚘𝚕𝚒 𝟻𝟺 €. 𝙵𝚛𝚎𝚌𝚌𝚒𝚊 𝚁𝚘𝚜𝚜𝚊 𝚎 𝚃𝙶𝚅 - 𝙽𝚞𝚖𝚎𝚛𝚘 𝚍𝚒 𝚟𝚒𝚊𝚐𝚐𝚒 𝚊𝚕 𝚐𝚒𝚘𝚛𝚗𝚘:𝟺. 𝚃𝚎𝚖𝚙𝚘 𝚖𝚎𝚍𝚒𝚘 𝚍𝚒 𝚙𝚎𝚛𝚌𝚘𝚛𝚛𝚎𝚗𝚣𝚊:𝟶𝟼𝚑𝟸9. 𝙸𝚕 𝚙𝚒𝚞̀ 𝚋𝚛𝚎𝚟𝚎 𝚝𝚎𝚖𝚙𝚘 𝚍𝚒 𝚟𝚒𝚊𝚐𝚐𝚒𝚘: 𝟻𝚑 𝟹𝟾. 𝙿𝚛𝚒𝚖𝚊 𝚘𝚛𝚊 𝚍𝚒 𝚙𝚊𝚛𝚝𝚎𝚗𝚣𝚊: 𝟽𝚑 𝟹𝟼. 𝚄𝚕𝚝𝚒𝚖𝚘 𝚘𝚛𝚊𝚛𝚒𝚘 𝚍𝚒 𝚙𝚊𝚛𝚝𝚎𝚗𝚣𝚊: 𝟷𝟽𝚑 𝟹𝟾. 𝚂𝚎 𝚗𝚘𝚗 𝚟𝚞𝚘𝚒 𝚘𝚌𝚌𝚞𝚙𝚊𝚛𝚝𝚒 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚏𝚊𝚜𝚎 𝚘𝚛𝚐𝚊𝚗𝚒𝚣𝚣𝚊𝚝𝚒𝚟𝚊 𝚎 𝚌𝚎𝚛𝚌𝚑𝚒 𝚌𝚑𝚒 𝚙𝚞𝚘̀ 𝚏𝚊𝚛𝚕𝚘, 𝚌𝚘𝚗𝚝𝚊𝚝𝚝𝚊𝚌𝚒 𝚗𝚘𝚗𝚍𝚘𝚟𝚛𝚎𝚋𝚋𝚎𝚏𝚒𝚗𝚒𝚛𝚎𝚖𝚊𝚒@𝚐𝚖𝚊𝚒𝚕.𝚌𝚘𝚖)

𝚂𝚎𝚝𝚝𝚎 𝙽𝚘𝚟𝚎𝚖𝚋𝚛𝚎 𝟸𝟶𝟸𝟸
𝙻'𝚘𝚛𝚊𝚛𝚒𝚘 𝚍𝚎𝚕 𝚗𝚘𝚜𝚝𝚛𝚘 𝚊𝚛𝚛𝚒𝚟𝚘 𝟷𝟹𝚑𝟻𝟶.
𝚂𝚒𝚝𝚞𝚊𝚝𝚊 𝚗𝚎𝚕 𝚇𝙸𝙸 𝚊𝚛𝚛𝚘𝚗𝚍𝚒𝚜𝚜𝚎𝚖𝚎𝚗𝚝, 𝚗𝚘𝚗 𝚕𝚘𝚗𝚝𝚊𝚗𝚘 𝚍𝚊𝚕𝚕𝚊 𝚙𝚕𝚊𝚌𝚎 𝚍𝚎 𝚕𝚊 𝙱𝚊𝚜𝚝𝚒𝚕𝚕𝚎, 𝙻𝚊 𝙶𝚊𝚛𝚎 𝚍𝚎 𝙻𝚢𝚘𝚗 𝚎̀ 𝚞𝚗𝚊 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚎 𝚙𝚒𝚞̀ 𝚋𝚎𝚕𝚕𝚎 𝚜𝚝𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚒 𝚙𝚊𝚛𝚒𝚐𝚒𝚗𝚎, 𝚌𝚘𝚜𝚝𝚛𝚞𝚒𝚝𝚊 𝚒𝚗 𝚘𝚌𝚌𝚊𝚜𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚍𝚎𝚕𝚕’𝙴𝚜𝚙𝚘𝚜𝚒𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚄𝚗𝚒𝚟𝚎𝚛𝚜𝚊𝚕𝚎 𝚍𝚎𝚕 𝟷9𝟶𝟶. 𝙲𝚊𝚛𝚊𝚝𝚝𝚎𝚛𝚒𝚜𝚝𝚒𝚌𝚊 𝚎̀ 𝚕𝚊 𝚝𝚘𝚛𝚛𝚎, 𝚜𝚒𝚝𝚞𝚊𝚝𝚊 𝚜𝚞 𝚞𝚗 𝚊𝚗𝚐𝚘𝚕𝚘 𝚍𝚎𝚕𝚕’𝚎𝚍𝚒𝚏𝚒𝚌𝚒𝚘, 𝚖𝚊𝚎𝚜𝚝𝚘𝚜𝚊 𝚎 𝚍𝚒 𝚐𝚛𝚊𝚗𝚍𝚎 𝚋𝚎𝚕𝚕𝚎𝚣𝚣𝚊, 𝚍𝚘𝚝𝚊𝚝𝚊 𝚍𝚎𝚕 𝚙𝚒𝚞̀ 𝚐𝚛𝚊𝚗𝚍𝚎 𝚘𝚛𝚘𝚕𝚘𝚐𝚒𝚘 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚌𝚊𝚙𝚒𝚝𝚊𝚕𝚎. 𝙸𝚗 𝚘𝚌𝚌𝚊𝚜𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚍𝚒 𝚞𝚗𝚊 𝚟𝚒𝚘𝚕𝚎𝚗𝚝𝚊 𝚝𝚎𝚖𝚙𝚎𝚜𝚝𝚊 𝚒𝚕 𝟸𝟼 𝚍𝚒𝚌𝚎𝚖𝚋𝚛𝚎 𝟷999 𝚟𝚎𝚗𝚗𝚎 𝚍𝚊𝚗𝚗𝚎𝚐𝚐𝚒𝚊𝚝𝚘 𝚎𝚍 𝚎̀ 𝚜𝚝𝚊𝚝𝚘 𝚛𝚒𝚖𝚎𝚜𝚜𝚘 𝚒𝚗 𝚏𝚞𝚗𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚜𝚘𝚕𝚘 𝚒𝚕 𝟷𝟻 𝚏𝚎𝚋𝚋𝚛𝚊𝚒𝚘 𝟸𝟶𝟶𝟻, 𝚊𝚗𝚌𝚘𝚛𝚊 𝚍𝚘𝚝𝚊𝚝𝚘 𝚍𝚎𝚕 𝚜𝚞𝚘 𝚖𝚎𝚌𝚌𝚊𝚗𝚒𝚜𝚖𝚘 𝚘𝚛𝚒𝚐𝚒𝚗𝚊𝚕𝚎, 𝚖𝚘𝚍𝚎𝚛𝚗𝚒𝚣𝚣𝚊𝚝𝚘 𝚍𝚊𝚕𝚕𝚊 𝚙𝚛𝚎𝚜𝚎𝚗𝚣𝚊 𝚍𝚒 𝚞𝚗 𝚜𝚒𝚜𝚝𝚎𝚖𝚊 𝚍𝚒 𝚖𝚘𝚝𝚘𝚛𝚒𝚣𝚣𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚎 𝚍𝚒 𝚜𝚒𝚗𝚌𝚛𝚘𝚗𝚒𝚣𝚣𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚌𝚘𝚗 𝚒𝚕 𝚜𝚎𝚐𝚗𝚊𝚕𝚎 𝚘𝚛𝚊𝚛𝚒𝚘 𝚞𝚏𝚏𝚒𝚌𝚒𝚊𝚕𝚎 𝚝𝚛𝚊𝚜𝚖𝚎𝚜𝚜𝚘 𝚒𝚗 𝚘𝚗𝚍𝚎 𝚕𝚞𝚗𝚐𝚑𝚎.

𝚄𝚗𝚊 𝚙𝚛𝚒𝚖𝚊 𝚜𝚘𝚜𝚝𝚊 è alla 𝙱𝚘𝚞𝚕𝚊𝚗𝚐𝚎𝚛𝚒𝚎 𝙱𝚘: 𝚖𝚘𝚗𝚞𝚖𝚎𝚗𝚝𝚘 𝚜𝚝𝚘𝚛𝚒𝚌𝚘 𝚍𝚒 𝙿𝚊𝚛𝚒𝚐𝚒, 𝚛𝚒𝚜𝚊𝚕𝚎 𝚊𝚕 𝟷𝟾𝟾𝟶, 𝚙𝚛𝚎𝚜𝚎𝚗𝚝𝚊 𝚊𝚏𝚏𝚛𝚎𝚜𝚌𝚑𝚒 𝚎 𝚖𝚘𝚍𝚊𝚗𝚊𝚝𝚞𝚛𝚎 𝚍𝚎𝚕𝚕’𝚎𝚙𝚘𝚌𝚊.
📍Rue de Charenton, Parigi.
𝙸𝚗 𝚁𝚞𝚎 𝙼𝚘𝚞𝚏𝚏𝚎𝚝𝚊𝚛𝚍 𝚞𝚗 𝚖𝚎𝚛𝚊𝚟𝚒𝚐𝚕𝚒𝚘𝚜𝚘 𝚎𝚜𝚎𝚖𝚙𝚒𝚘 𝙰𝚛𝚝 𝙽𝚘𝚞𝚟𝚎𝚊𝚞 𝚛𝚎𝚊𝚕𝚒𝚣𝚣𝚊𝚝𝚊 𝚍𝚊 𝚞𝚗 𝚖𝚞𝚛𝚊𝚝𝚘𝚛𝚎 𝚒𝚝𝚊𝚕𝚒𝚊𝚗𝚘, 𝙰𝚕𝚋𝚎𝚛𝚝𝚘 𝙰𝚍𝚒𝚐𝚑𝚎𝚛𝚒, 𝚌𝚑𝚎 𝚌𝚘𝚗 𝚕𝚊 𝚝𝚎𝚌𝚗𝚒𝚌𝚊 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚘 “𝚜𝚐𝚛𝚊𝚏𝚏𝚒𝚝𝚘” 𝚑𝚊 𝚍𝚎𝚌𝚘𝚛𝚊𝚝𝚘 𝚕𝚊 𝚏𝚊𝚌𝚌𝚒𝚊𝚝𝚊 𝚍𝚒 𝚞𝚗 𝚎𝚍𝚒𝚏𝚒𝚌𝚒𝚘 𝚍𝚎𝚕 𝚇𝚅𝙸𝙸 𝚜𝚎𝚌𝚘𝚕𝚘.
📍Rue Mouffetard, Parigi.

𝙻𝚞𝚗𝚐𝚘 𝚁𝚞𝚎 𝙼𝚘𝚞𝚏𝚏𝚎𝚝𝚊𝚛𝚍, 𝚞𝚗𝚊 𝚜𝚝𝚛𝚊𝚍𝚒𝚗𝚊 𝚍𝚒 𝚌𝚒𝚘𝚝𝚝𝚘𝚕𝚒 𝚌𝚑𝚎 𝚙𝚘𝚛𝚝𝚊 𝚏𝚒𝚗𝚘 𝚊𝚕𝚕𝚊 𝙲𝚑𝚒𝚎𝚜𝚊 𝚍𝚒 𝚂𝚊𝚒𝚗𝚝-É𝚝𝚒𝚎𝚗𝚗𝚎-𝚍𝚞-𝙼𝚘𝚗𝚝, 𝚌𝚒 𝚜𝚒 𝚙𝚎𝚛𝚍𝚎 𝚝𝚛𝚊 𝚕𝚎𝚒 𝚎 𝚒𝚕 𝙿𝚊𝚗𝚝𝚑𝚎𝚘𝚗, 𝚏𝚒𝚗𝚘 𝚊 𝚒𝚖𝚖𝚎𝚛𝚐𝚎𝚛𝚜𝚒 𝚍𝚒 𝚊𝚛𝚒𝚊 𝚊𝚒 𝚐𝚒𝚊𝚛𝚍𝚒𝚗𝚘 𝚍𝚒 𝙻𝚞𝚜𝚜𝚎𝚖𝚋𝚞𝚛𝚐𝚘…𝙸 𝚕𝚞𝚘𝚐𝚑𝚒 𝚍𝚒𝚟𝚎𝚗𝚝𝚊𝚗𝚘 𝚙𝚞𝚗𝚝𝚒 𝚍’𝚒𝚗𝚌𝚘𝚗𝚝𝚛𝚘 𝚍𝚘𝚟𝚎 𝚊𝚜𝚌𝚘𝚕𝚝𝚊𝚛𝚎 𝚎 𝚛𝚒𝚌𝚛𝚎𝚊𝚛𝚎 𝚜𝚝𝚘𝚛𝚒𝚎. 𝙻𝚊 𝚗𝚘𝚜𝚝𝚛𝚊 𝚙𝚊𝚜𝚜𝚎𝚐𝚐𝚒𝚊𝚝𝚊 𝚕𝚎𝚝𝚝𝚎𝚛𝚊𝚛𝚒𝚊 è 𝚕𝚊 𝚜𝚝𝚎𝚜𝚜𝚊 𝚌𝚑𝚎 𝚘𝚐𝚗𝚒 𝚖𝚊𝚝𝚝𝚒𝚗𝚊 𝚜𝚒 𝚊𝚙𝚙𝚛𝚎𝚜𝚝𝚊𝚟𝚊 𝚊 𝚏𝚊𝚛𝚎 𝙷𝚎𝚖𝚒𝚗𝚐𝚠𝚊𝚢 𝚎𝚍 𝚊𝚕𝚝𝚛𝚒 𝚊𝚛𝚝𝚒𝚜𝚝𝚒. 𝚂𝚒 𝚙𝚞ò 𝚙𝚊𝚛𝚝𝚒𝚛𝚎 𝚙𝚛𝚘𝚙𝚛𝚒𝚘 𝚍𝚊𝚕𝚕𝚊 𝚜𝚞𝚊 𝚙𝚛𝚒𝚖𝚊 𝚌𝚊𝚜𝚊, 𝚊𝚕 𝟽𝟺 𝚍𝚒 𝚛𝚞𝚎 𝙲𝚊𝚛𝚍𝚒𝚗𝚊𝚕-𝙻𝚎𝚖𝚘𝚒𝚗𝚎, 𝚍𝚘𝚟𝚎 𝚞𝚗𝚊 𝚝𝚊𝚛𝚐𝚊 𝚛𝚎𝚌𝚊 𝚊𝚗𝚌𝚘𝚛𝚊 𝚒𝚕 𝚛𝚒𝚌𝚘𝚛𝚍𝚘 𝚍𝚎𝚐𝚕𝚒 𝚊𝚗𝚗𝚒 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚜𝚞𝚊 𝚐𝚒𝚘𝚟𝚒𝚗𝚎𝚣𝚣𝚊 𝚙𝚊𝚛𝚒𝚐𝚒𝚗𝚊. 𝙽𝚎𝚕 𝚚𝚞𝚊𝚛𝚝𝚒𝚎𝚛𝚎 𝚊 𝚛𝚒𝚍𝚘𝚜𝚜𝚘 𝚍𝚎𝚕 𝙿𝚊𝚗𝚝𝚑𝚎𝚘𝚗, 𝚏𝚊𝚝𝚝𝚘 𝚍𝚒 𝚜𝚝𝚛𝚎𝚝𝚝𝚎 𝚜𝚝𝚛𝚊𝚍𝚎 𝚞𝚗 𝚝𝚎𝚖𝚙𝚘 𝚊𝚌𝚌𝚒𝚘𝚝𝚝𝚘𝚕𝚊𝚝𝚎, 𝚘𝚐𝚐𝚒 𝚊𝚗𝚌𝚘𝚛𝚊 𝚜𝚒 𝚙𝚞ò 𝚐𝚘𝚍𝚎𝚛𝚎 𝚍𝚒 𝚚𝚞𝚎𝚜𝚝𝚊 𝚁𝚞𝚎 𝙼𝚘𝚞𝚏𝚏𝚎𝚝𝚊𝚛𝚍, 𝚊𝚕𝚕’𝚎𝚙𝚘𝚌𝚊 𝚍𝚒 𝙷𝚎𝚖𝚒𝚗𝚐𝚠𝚊𝚢 𝚜𝚘𝚕𝚘 𝚍𝚒𝚖𝚘𝚛𝚊 𝚍𝚒 𝚞𝚋𝚛𝚒𝚊𝚌𝚑𝚒 𝚎 𝚌𝚕𝚘𝚌𝚑𝚊𝚛𝚍, 𝚘𝚐𝚐𝚒 𝚙𝚒𝚎𝚗𝚊 𝚍𝚒 𝚐𝚒𝚘𝚟𝚎𝚗𝚝ù, 𝚜𝚝𝚞𝚍𝚎𝚗𝚝𝚒 𝚎 𝚌𝚑𝚒 𝚊𝚖𝚊 𝚕𝚊 𝚟𝚎𝚛𝚊 𝙿𝚊𝚛𝚒𝚐𝚒. 𝚂𝚘𝚗𝚘 𝚊𝚗𝚌𝚘𝚛𝚊 𝚛𝚒𝚌𝚘𝚗𝚘𝚜𝚌𝚒𝚋𝚒𝚕𝚒 𝚒 𝚕𝚘𝚌𝚊𝚕𝚒 𝚎 𝚐𝚕𝚒 𝚊𝚗𝚐𝚘𝚕𝚒 𝚍𝚎𝚜𝚌𝚛𝚒𝚝𝚝𝚒 𝚒𝚗 “𝙵𝚎𝚜𝚝𝚊 𝙼𝚘𝚋𝚒𝚕𝚎”, “𝙸𝚕 𝚜𝚘𝚕𝚎 𝚜𝚘𝚛𝚐𝚎 𝚊𝚗𝚌𝚘𝚛𝚊”, “𝙻𝚎 𝙽𝚎𝚟𝚒 𝚍𝚎𝚕 𝙺𝚒𝚕𝚒𝚖𝚊𝚗𝚓𝚊𝚛𝚘”, 𝚌𝚘𝚖𝚎 𝚕𝚊 𝚙𝚒𝚌𝚌𝚘𝚕𝚊 𝙿𝚕𝚊𝚌𝚎 𝚍𝚎 𝚕𝚊 𝙲𝚘𝚗𝚝𝚛𝚎𝚜𝚌𝚊𝚛𝚙𝚎 𝚚𝚞𝚊𝚜𝚒 𝚊𝚕𝚕’𝚊𝚗𝚐𝚘𝚕𝚘 𝚌𝚘𝚗 𝚛𝚞𝚎 𝙲𝚊𝚛𝚍𝚒𝚗𝚊𝚕-𝙻𝚎𝚖𝚘𝚒𝚗𝚎 𝚌𝚑𝚎 𝚕𝚘 𝚜𝚌𝚛𝚒𝚝𝚝𝚘𝚛𝚎 𝚍𝚘𝚟𝚎𝚟𝚊 𝚜𝚌𝚘𝚛𝚐𝚎𝚛𝚎 𝚍𝚊𝚕𝚕𝚊 𝚜𝚞𝚊 𝚊𝚋𝚒𝚝𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚊𝚕 𝚚𝚞𝚊𝚛𝚝𝚘 𝚙𝚒𝚊𝚗𝚘. “𝙽𝚘𝚗 𝚌’𝚎𝚛𝚊 𝚗𝚎𝚜𝚜𝚞𝚗 𝚊𝚕𝚝𝚛𝚘 𝚊𝚗𝚐𝚘𝚕𝚘 𝚍𝚒 𝙿𝚊𝚛𝚒𝚐𝚒 𝚌𝚑𝚎 𝚊𝚖𝚊𝚜𝚜𝚎 𝚌𝚘𝚖𝚎 𝚚𝚞𝚎𝚜𝚝𝚘, 𝚐𝚕𝚒 𝚊𝚕𝚋𝚎𝚛𝚒 𝚜𝚌𝚘𝚖𝚙𝚘𝚜𝚝𝚒, 𝚕𝚎 𝚟𝚎𝚌𝚌𝚑𝚒𝚎 𝚌𝚊𝚜𝚎 𝚋𝚒𝚊𝚗𝚌𝚑𝚎 𝚍𝚒𝚙𝚒𝚗𝚝𝚎 𝚒𝚗 𝚋𝚊𝚜𝚜𝚘 𝚍𝚒 𝚜𝚌𝚞𝚛𝚘, 𝚒𝚕 𝚟𝚎𝚛𝚍𝚎 𝚍𝚎𝚐𝚕𝚒 𝚊𝚞𝚝𝚘𝚋𝚞𝚜 𝚗𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚙𝚒𝚊𝚣𝚣𝚊 𝚛𝚘𝚝𝚘𝚗𝚍𝚊, 𝚕𝚊 𝚝𝚒𝚗𝚝𝚞𝚛𝚊 𝚙𝚘𝚛𝚙𝚘𝚛𝚊 𝚍𝚎𝚒 𝚏𝚒𝚘𝚛𝚒 𝚜𝚞𝚕 𝚖𝚊𝚛𝚌𝚒𝚊𝚙𝚒𝚎𝚍𝚎, 𝚕’𝚒𝚖𝚙𝚛𝚘𝚟𝚟𝚒𝚜𝚊 𝚍𝚒𝚜𝚌𝚎𝚜𝚊 𝚍𝚒 𝚛𝚞𝚎 𝙲𝚊𝚛𝚍𝚒𝚗𝚊𝚕𝚎-𝙻𝚎𝚖𝚘𝚒𝚗𝚎 𝚟𝚎𝚛𝚜𝚘 𝚒𝚕 𝚏𝚒𝚞𝚖𝚎 𝚎 𝚍𝚊𝚕𝚕’𝚊𝚕𝚝𝚛𝚘 𝚕𝚊𝚝𝚘 𝚕𝚘 𝚜𝚝𝚛𝚎𝚝𝚝𝚘 𝚖𝚘𝚗𝚍𝚘 𝚊𝚏𝚏𝚘𝚕𝚕𝚊𝚝𝚘 𝚍𝚒 𝚛𝚞𝚎 𝙼𝚘𝚞𝚏𝚏𝚎𝚝𝚊𝚛𝚍”.


Sulle cattedrali francesi di Parigi

𝙰𝚕𝚕’𝚘𝚖𝚋𝚛𝚊 𝚍𝚎𝚕 𝚌𝚞𝚙𝚘𝚕𝚘𝚗𝚎 𝚍𝚎𝚕 𝙿𝚊𝚗𝚝𝚑𝚎𝚘𝚗 𝚜𝚘𝚛𝚐𝚎, 𝚊𝚕 𝚍𝚒 𝚕𝚊̀ 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚂𝚘𝚛𝚋𝚘𝚗𝚊, 𝚒𝚕 𝚌𝚊𝚙𝚘𝚕𝚊𝚟𝚘𝚛𝚘 𝚍𝚎𝚕 𝚚𝚞𝚊𝚛𝚝𝚒𝚎𝚛𝚎 𝙻𝚊𝚝𝚒𝚗𝚘: 𝚕𝚊 𝚌𝚑𝚒𝚎𝚜𝚊 𝚍𝚒 𝚂𝚊𝚒𝚗𝚝-𝙴𝚝𝚒𝚎𝚗𝚗𝚎-𝚍𝚞-𝙼𝚘𝚗𝚝 𝚌𝚘𝚜𝚝𝚛𝚞𝚒𝚝𝚊 𝚊 𝚙𝚊𝚛𝚝𝚒𝚛𝚎 𝚍𝚊𝚕𝚕𝚊 𝚏𝚒𝚗𝚎 𝚍𝚎𝚕 ‘𝟺𝟶𝟶. 𝙽𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚏𝚊𝚌𝚌𝚒𝚊𝚝𝚊 𝚜𝚒 𝚙𝚘𝚜𝚜𝚘𝚗𝚘 𝚊𝚖𝚖𝚒𝚛𝚊𝚛𝚎 𝚜𝚘𝚟𝚛𝚊𝚙𝚙𝚘𝚜𝚒𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚍𝚒 𝚎𝚕𝚎𝚖𝚎𝚗𝚝𝚒 𝚙𝚘𝚛𝚝𝚊𝚗𝚝𝚒 𝚎 𝚍𝚒 𝚏𝚛𝚘𝚗𝚝𝚘𝚗𝚒, 𝚝𝚞𝚝𝚝𝚘 𝚊𝚗𝚐𝚘𝚕𝚒 𝚎 𝚌𝚞𝚛𝚟𝚎 𝚌𝚊𝚙𝚛𝚒𝚌𝚌𝚒𝚘𝚜𝚎 𝚎𝚍 𝚒𝚗𝚊𝚝𝚝𝚎𝚜𝚎, 𝚖𝚎𝚗𝚝𝚛𝚎 𝚕’𝚒𝚗𝚝𝚎𝚛𝚗𝚘 𝚎̀ 𝚍𝚒 𝚞𝚗 𝚐𝚘𝚝𝚒𝚌𝚘 𝚏𝚒𝚊𝚖𝚖𝚎𝚐𝚐𝚒𝚊𝚗𝚝𝚎, 𝚌𝚘𝚙𝚎𝚛𝚝𝚘 𝚍𝚊 𝚟𝚘𝚕𝚝𝚎 𝚜𝚘𝚛𝚛𝚎𝚝𝚝𝚎 𝚍𝚊 𝚙𝚒𝚕𝚊𝚜𝚝𝚛𝚒 𝚊𝚕𝚝𝚒𝚜𝚜𝚒𝚖𝚒; 𝚒𝚗 𝚏𝚘𝚗𝚍𝚘 𝚊𝚕𝚕𝚎 𝚗𝚊𝚟𝚊𝚝𝚎 𝚜𝚒 𝚊𝚛𝚛𝚊𝚖𝚙𝚒𝚌𝚊𝚗𝚘 𝚍𝚞𝚎 𝚜𝚌𝚊𝚕𝚎 𝚊 𝚌𝚑𝚒𝚘𝚌𝚌𝚒𝚘𝚕𝚊 𝚊 𝚍𝚘𝚙𝚙𝚒𝚘 𝚐𝚒𝚛𝚘 𝚌𝚑𝚎 𝚜𝚘𝚜𝚝𝚎𝚗𝚐𝚘𝚗𝚘 𝚒𝚕 𝚋𝚎𝚕 𝚙𝚘𝚗𝚝𝚒𝚕𝚎-𝚝𝚛𝚊𝚖𝚎𝚣𝚣𝚘 𝚌𝚒𝚗𝚚𝚞𝚎𝚌𝚎𝚗𝚝𝚎𝚜𝚌𝚘. 𝙸𝚗 𝚋𝚊𝚜𝚜𝚘 𝚕’𝚎𝚕𝚎𝚐𝚊𝚗𝚣𝚊 𝚍𝚎𝚕𝚕’𝚊𝚛𝚌𝚊𝚝𝚊 𝚜𝚗𝚎𝚕𝚕𝚊, 𝚊𝚙𝚎𝚛𝚝𝚊 𝚒𝚗 𝚊𝚕𝚝𝚘 𝚍𝚊 𝚞𝚗𝚊 𝚕𝚎𝚐𝚐𝚎𝚛𝚒𝚜𝚜𝚒𝚖𝚊 𝚝𝚛𝚊𝚗𝚜𝚎𝚗𝚗𝚊 𝚝𝚛𝚊𝚏𝚘𝚛𝚊𝚝𝚊.
𝚂𝚊𝚒𝚗𝚝-𝙴́𝚝𝚒𝚎𝚗𝚗𝚎-𝚍𝚞-𝙼𝚘𝚗𝚝 𝚎̀ 𝚞𝚗𝚊 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚎 𝚌𝚑𝚒𝚎𝚜𝚎 𝚙𝚒𝚞̀ 𝚋𝚎𝚕𝚕𝚎 𝚍𝚒 𝙿𝚊𝚛𝚒𝚐𝚒 𝚎 𝚜𝚒 𝚝𝚛𝚘𝚟𝚊 𝚜𝚞𝚕𝚕𝚊 𝚖𝚘𝚗𝚝𝚊𝚐𝚗𝚊 𝚂𝚊𝚒𝚗𝚝𝚎-𝙶𝚎𝚗𝚎𝚟𝚒𝚎̀𝚟𝚎. 𝙾𝚐𝚗𝚒 𝚖𝚊𝚝𝚝𝚒𝚗𝚊 𝚙𝚊𝚛𝚝𝚎𝚗𝚍𝚘 𝚍𝚊 𝚁𝚞𝚎 𝙼𝚘𝚞𝚏𝚏𝚎𝚝𝚊𝚛𝚍, 𝚙𝚎𝚛𝚌𝚘𝚛𝚛𝚎𝚗𝚍𝚘𝚕𝚊 𝚏𝚒𝚗𝚘 𝚊𝚕𝚕𝚊 𝚏𝚒𝚗𝚎, 𝚟𝚎𝚍𝚎𝚛𝚕𝚊 𝚒𝚗𝚜𝚒𝚎𝚖𝚎 𝚊𝚕 𝙿𝚊𝚗𝚝𝚑𝚎𝚘𝚗, 𝚌𝚘𝚖𝚎 𝚊 𝚏𝚊𝚛𝚎 𝚞𝚗 𝚐𝚒𝚛𝚘𝚝𝚘𝚗𝚍𝚘, 𝚎̀ 𝚞𝚗𝚊 𝚟𝚒𝚜𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚞𝚗𝚒𝚌𝚊…

𝙻𝚊 𝚌𝚑𝚒𝚎𝚜𝚊 𝚍𝚒 𝚂𝚊𝚒𝚗𝚝-𝚂𝚎́𝚟𝚎𝚛𝚒𝚗 𝚎̀ 𝚞𝚗𝚘 𝚜𝚝𝚛𝚊𝚘𝚛𝚍𝚒𝚗𝚊𝚛𝚒𝚘 𝚎𝚜𝚎𝚖𝚙𝚒𝚘 𝚍𝚒 𝚌𝚑𝚒𝚎𝚜𝚊 𝚐𝚘𝚝𝚒𝚌𝚊, 𝚜𝚒 𝚝𝚛𝚘𝚟𝚊 𝚗𝚎𝚕𝚕’𝚒𝚗𝚌𝚊𝚗𝚝𝚘 𝚍𝚎𝚕 𝚀𝚞𝚊𝚛𝚝𝚒𝚎𝚛𝚎 𝙻𝚊𝚝𝚒𝚗𝚘 𝚍𝚒 𝙿𝚊𝚛𝚒𝚐𝚒, 𝚞𝚗𝚘 𝚍𝚎𝚒 𝚙𝚒𝚞̀ 𝚊𝚗𝚝𝚒𝚌𝚑𝚒 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚌𝚒𝚝𝚝𝚊̀. 𝚀𝚞𝚎𝚜𝚝𝚘 𝚌𝚊𝚙𝚘𝚕𝚊𝚟𝚘𝚛𝚘 𝚍𝚎𝚕𝚕’𝚊𝚛𝚌𝚑𝚒𝚝𝚎𝚝𝚝𝚞𝚛𝚊 𝚙𝚛𝚎𝚜𝚎𝚗𝚝𝚊 𝚊𝚕𝚕𝚊 𝚜𝚒𝚗𝚒𝚜𝚝𝚛𝚊 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚏𝚊𝚌𝚌𝚒𝚊𝚝𝚊 𝚕𝚊 𝚝𝚘𝚛𝚛𝚎 𝚌𝚊𝚖𝚙𝚊𝚗𝚊𝚛𝚒𝚊 𝚊 𝚝𝚛𝚎 𝚘𝚛𝚍𝚒𝚗𝚒, 𝚕𝚊 𝚚𝚞𝚊𝚕𝚎 𝚘𝚜𝚙𝚒𝚝𝚊 𝚕𝚊 𝚙𝚒𝚞̀ 𝚊𝚗𝚝𝚒𝚌𝚊 𝚌𝚊𝚖𝚙𝚊𝚗𝚊 𝚍𝚒 𝙿𝚊𝚛𝚒𝚐𝚒, 𝚍𝚊𝚝𝚊𝚋𝚒𝚕𝚎 𝚊𝚕 𝟷𝟻° 𝚜𝚎𝚌𝚘𝚕𝚘. 𝙰𝚕𝚕’𝚒𝚗𝚝𝚎𝚛𝚗𝚘 𝚍𝚒 𝚚𝚞𝚎𝚜𝚝𝚘 𝚖𝚊𝚐𝚗𝚒𝚏𝚒𝚌𝚘 𝚎𝚍𝚒𝚏𝚒𝚌𝚒𝚘 𝚛𝚎𝚕𝚒𝚐𝚒𝚘𝚜𝚘 𝚕𝚊 𝚙𝚘𝚎𝚜𝚒𝚊, 𝚕𝚊 𝚝𝚎𝚘𝚕𝚘𝚐𝚒𝚊 𝚎 𝚕𝚊 𝚜𝚙𝚒𝚛𝚒𝚝𝚞𝚊𝚕𝚒𝚝𝚊̀ 𝚜𝚒 𝚒𝚗𝚌𝚘𝚗𝚝𝚛𝚊𝚗𝚘 𝚌𝚘𝚗 𝚜𝚌𝚒𝚎 𝚍𝚒 𝚕𝚞𝚌𝚎 𝚍𝚒𝚜𝚜𝚘𝚕𝚝𝚊 𝚗𝚎𝚕𝚕𝚎 𝚘𝚖𝚋𝚛𝚎 𝚜𝚞𝚜𝚜𝚞𝚛𝚛𝚊𝚝𝚎. 𝚂𝚎𝚗𝚣𝚊 𝚏𝚒𝚊𝚝𝚘 𝚕𝚊𝚜𝚌𝚒𝚊𝚗𝚘 𝚕𝚎 𝚜𝚙𝚕𝚎𝚗𝚍𝚒𝚍𝚎 𝚟𝚎𝚝𝚛𝚊𝚝𝚎 𝚐𝚘𝚝𝚒𝚌𝚑𝚎, 𝚒𝚗 𝚙𝚊𝚛𝚝𝚒𝚌𝚘𝚕𝚊𝚛𝚎 𝚞𝚗𝚊 𝚌𝚘𝚗 𝚕'𝙰𝚕𝚋𝚎𝚛𝚘 𝚍𝚒 𝙹𝚎𝚜𝚜𝚎, 𝚞𝚗 𝚟𝚎𝚛𝚘 𝚎 𝚙𝚛𝚘𝚙𝚛𝚒𝚘 𝚌𝚊𝚙𝚘𝚕𝚊𝚟𝚘𝚛𝚘, 𝚌𝚑𝚒𝚊𝚖𝚊𝚝𝚘 𝚊𝚗𝚌𝚑𝚎 𝚝𝚎𝚜𝚘𝚛𝚘 𝚗𝚊𝚜𝚌𝚘𝚜𝚝𝚘 𝚒𝚗 𝚚𝚞𝚊𝚗𝚝𝚘 𝚎̀ 𝚊𝚖𝚙𝚒𝚊𝚖𝚎𝚗𝚝𝚎 𝚌𝚘𝚙𝚎𝚛𝚝𝚘 𝚍𝚊𝚕𝚕’𝚘𝚛𝚐𝚊𝚗𝚘. 𝙰𝚕𝚕𝚎 𝚟𝚎𝚝𝚛𝚊𝚝𝚎 𝚐𝚘𝚝𝚒𝚌𝚑𝚎 𝚜𝚎 𝚗𝚎 𝚊𝚐𝚐𝚒𝚞𝚗𝚐𝚘𝚗𝚘 𝚊𝚕𝚝𝚛𝚎 𝚍𝚎𝚕 𝚇𝙸𝚇 𝚜𝚎𝚌𝚘𝚕𝚘, 𝚝𝚛𝚊 𝚌𝚞𝚒 𝚚𝚞𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚛𝚊𝚏𝚏𝚒𝚐𝚞𝚛𝚊𝚗𝚝𝚎 𝚒𝚕 𝙼𝚊𝚛𝚝𝚒𝚛𝚒𝚘 𝚍𝚒 𝚂𝚊𝚗 𝙶𝚒𝚘𝚟𝚊𝚗𝚗𝚒 𝙱𝚊𝚝𝚝𝚒𝚜𝚝𝚊, 𝚎 𝚊𝚕𝚝𝚛𝚎 𝚍𝚒 𝚎𝚙𝚘𝚌𝚊 𝚖𝚘𝚍𝚎𝚛𝚗𝚊, 𝚌𝚘𝚖𝚎 𝚚𝚞𝚎𝚕𝚕𝚎 𝚛𝚎𝚊𝚕𝚒𝚣𝚣𝚊𝚝𝚎 𝚍𝚊 𝙹𝚎𝚊𝚗 𝙱𝚊𝚣𝚊𝚒𝚗𝚎 𝚌𝚑𝚎 𝚑𝚊𝚗𝚗𝚘 𝚌𝚘𝚖𝚎 𝚝𝚎𝚖𝚊 𝚒 𝚜𝚎𝚝𝚝𝚎 𝚜𝚊𝚌𝚛𝚊𝚖𝚎𝚗𝚝𝚒.
𝚄𝚗𝚊 𝚜𝚘𝚕𝚊 𝚟𝚘𝚕𝚝𝚊 𝚗𝚘𝚗 𝚋𝚊𝚜𝚝𝚊, 𝚗𝚎𝚖𝚖𝚎𝚗𝚘 𝚌𝚎𝚗𝚝𝚘 𝚙𝚎𝚛 𝚏𝚊𝚛𝚜𝚒 𝚋𝚊𝚜𝚝𝚊𝚛𝚎 𝚝𝚊𝚗𝚝𝚊 𝚋𝚎𝚕𝚕𝚎𝚣𝚣𝚊…
𝚂𝚎 𝚜𝚎𝚒 𝚊 𝙿𝚊𝚛𝚒𝚐𝚒 𝚎̀ 𝚞𝚗 𝚕𝚞𝚘𝚐𝚘 𝚍𝚘𝚟𝚎 𝚟𝚎𝚗𝚒𝚛𝚌𝚒 𝚜𝚙𝚎𝚜𝚜𝚘 𝚙𝚎𝚛 𝚊𝚜𝚌𝚘𝚕𝚝𝚊𝚛𝚎 𝚜𝚎 𝚜𝚝𝚎𝚜𝚜𝚒 𝚊𝚗𝚌𝚑𝚎 𝚜𝚘𝚕𝚘 𝚞𝚗 𝚖𝚒𝚗𝚞𝚝𝚘, 𝚎 𝚝𝚘𝚌𝚌𝚊𝚛𝚎 𝚕𝚎 𝚌𝚘𝚛𝚍𝚎 𝚍𝚎𝚕𝚕’𝚊𝚗𝚒𝚖𝚊 𝚘𝚕𝚝𝚛𝚎 𝚘𝚐𝚗𝚒 𝚌𝚛𝚎𝚍𝚘.

𝟷𝟾𝟼𝟸, 𝚖𝚘𝚗𝚞𝚖𝚎𝚗𝚝𝚘 𝚜𝚝𝚘𝚛𝚒𝚌𝚘 𝚍𝚒 𝙵𝚛𝚊𝚗𝚌𝚒𝚊.


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