Cornwall: tra fate, folletti, panna montata e brughiere
The Blackthorn Fairy, from Flower of the Trees 1940
on the road Cornwall 01 -
Il Poeta Samuel Minturn Peck nel suo poema The Pixies scrive:
“Si dice che le loro forme siano ancora minuscole, tutti i mali umani possono sottomettere… con una bacchetta o un amuleto possono conquistare ogni cuore…” La poetessa inglese del tardo novecento Nora Chesson nel poema intitolato The Pixies scrive: “Hai mai visto i Pixies, l'ovile non benedetto o bandito? Camminano sulle acque, navigano sulla terra, rendono più verde l'erba dove cadono i loro passi, la cerva più selvaggia della foresta risponde al loro richiamo. Rubano dai linney imbullonati, mungono la chiave dell'erba, le cameriere vengono baciate durante la mungitura e nessuno le sente passare.Volano dalla stalla alla stalla e cavalcano puledri intatti, cercano amanti umani per conquistare le loro anime.I Pixies non conoscono il dolore, i Pixies non provano paura, non si preoccupano del raccolto o del periodo della semina dell'anno.L'età non li tocca, il tempo della mietitura passa, ma i Pixies non cambiano… Chesson accenna a tutte le caratteristiche basilari, includendo anche le più moderne. I pixie sono esseri "a metà", non maledetti da Dio o benedetti. Loro fanno l'imprevedibile, benedicono il territorio e sono creature della foresta che altre creature selvagge trovano affascinanti e che non spaventano.

Illustrazione dal libro di Alfred Smedberg 'The seven wishes'
'Among pixies and trolls', una antologia di storie per bambini
Amano gli umani, prendendone alcuni per compagni e sono quasi immortali, sono alati e volano di posto in posto.
Piccole creature mitiche del folclore britannico, le cui caratteristiche assomigliano a quelle dei folletti e delle fate, con le loro storie sono diffuse nel sud-ovest dell'Inghilterra, nelle regioni del Devon e della Cornovaglia. Nelle raffigurazioni tradizionali un pixie ha solitamente ali, orecchie a punta, vestiti verdi e un cappello anch'esso a punta. L’origine del nome pixie è incerta, alcuni affermano che provenga dal dialettale svedese pyske, ovvero piccola fata, altri sostenendo che data l'origine cornica della parola piskie, questo è probabilmente di derivazione celtica, anche se non è stato individuato l'esatto termine dal quale pixie dovrebbe derivare. Sebbene sembri che la loro presenza nella mitologia fosse antecedente all'arrivo del Cristianesimo in Gran Bretagna, i pixie vennero assimilati nella nuova religione, con la spiegazione che erano le anime di bambini andati via precocemente. Nel 1869 alcuni suggerirono che il nome pixie fosse una reminiscenza delle tribù pitte, che usavano dipingere/tatuarsi di blu, una caratteristica spesso attribuita anche ai pixie. Sebbene questa idea sia talvolta ripresa da scrittori contemporanei, non ci sono connessioni certe. Alcuni ricercatori del XIX secolo hanno elaborato altre ipotesi sulla derivazione del nome, o connesso il termine a Puck, una creatura mitologica a volte descritta come una fata, ma il nome Puck è anch'esso di origine incerta. Fino all'avvento di racconti moderni, il mito del pixie era localizzato in Bretagna. Alcuni hanno notato alcune rassomiglianze alle "fate nordiche", germaniche o scandinave, ma i pixie sono distinte da queste dai miti e dalle storie del Devon e della Cornovaglia. Prima della metà del diciannovesimo secolo, pixie e fate erano tenute in gran considerazione in Devon e Cornovaglia. Nel Devon, i pixie sono considerati "così piccoli da essere invisibili e innocui o amichevoli per l'uomo". I libri dedicati alle credenze locali dei contadini sono pieni di incidenti dovuti a manifestazioni di pixie. Alcune località devono il loro nome al mito dei pixie: ad esempio in Devon, vicino a Challacombe, un gruppo di rocce deve il suo nome alla credenza che i pixie abitino lì vicino. In alcune aree la credenza che pixie e fate siano creature reali è ancora presente. Nelle leggende provenienti da Dartmoor i pixies sono amanti della musica e del ballo e amano cavalcare i puledri del paese. Questi sono generalmente amichevoli e aiutano gli esseri umani, ma si racconta che conducono i viandanti a perdersi (e così il viandante diviene "pixy-led", ovvero "guidato da un pixie") e l'unico rimedio consiste nell'indossare il proprio cappotto rovesciato, con l'interno all'esterno. La regina dei pixie della Cornovaglia pare sia Joan the Wad "Giovanna la Torcia", considerata molto fortunata. In alcune leggende e resoconti storici sono descritti con una statura quasi pari a quella di un umano. Per esempio, un membro della famiglia Elford a Tavistock, Devon, si nascose dalle truppe di Cromwell nella casa di un pixie. Nonostante l'entrata sia rimpicciolita col passare del tempo, la casa pixie, una caverna di formazione naturale sullo Sheep Tor, è ancora accessibile. Si racconta anche che a Buckland St. Mary, nel Somerset, i pixie abbiano combattuto contro le fate: e proprio per aver vinto ancora oggi visitano l'area, mentre le fate si dice se ne andarono per sempre dopo la loro sconfitta. Fin dai primi anni del diciannovesimo secolo i loro contatti con gli umani sono diminuiti. Nel libro del 1824 Cornwall di Samuel Drew, troviamo questa osservazione: "L'era dei pixie, come fu quella della cavalleria, è finita. Al giorno d'oggi non ci sono molte case che si dica siano visitate da questi. Persino i campi e le strade che prima frequentavano spesso sembra siano state dimenticate. La loro musica può essere udita molto raramente."
Ed è cosi che ebbe inizio il viaggio…
ventitré volte agosto - 2023
Aria avvolta di misticismo, luoghi immensi di distese sconfinate che sbocciano in colori e profumi, monumenti megalitici sparsi in tutta la regione. La penisola di Penwith, la zona più a ovest, possiede la più alta concentrazione di siti antichi di tutto il resto del Regno Unito, cerchi di pietre, dolmen, menhir e villaggi neolitici. E tra i fili d’erba, all’ora della merenda con caldi scones, panna montata e marmellate gustose si ascoltano storie sui piskies, i dispettosi folletti della Cornovaglia che si nascondono tra i bassi cespugli della brughiera. Odi raccontare anche leggende sui giganti che un tempo vivevano nella regione, tormentando gli abitanti e divenendo così parte della storia popolare, una storia che ancora una volta si mescola alla fantasia nella figura del mitico Re Artù. Dal castello di Tintagel, dove si dice che venne concepito, al paese di Camelford che tanto assomiglia a nome Camelot, passando per il lago Dozmary Pool in cui Excalibur sarebbe stata riposta alla morte del sovrano. Molti indizi suggeriscono che qui si trovasse la vera Avalon descritta dai primi storici del tempo…
Aprire la mappa, cercare nella realtà mondi nuovi, desiderio di infinito, in quel preciso punto della terra tutta l'immaginazione.
diario visivo del viaggio
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Parigi
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📍Rue de Charenton, Parigi.
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📍Rue Mouffetard, Parigi.
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Sulle cattedrali francesi di Parigi
𝙰𝚕𝚕’𝚘𝚖𝚋𝚛𝚊 𝚍𝚎𝚕 𝚌𝚞𝚙𝚘𝚕𝚘𝚗𝚎 𝚍𝚎𝚕 𝙿𝚊𝚗𝚝𝚑𝚎𝚘𝚗 𝚜𝚘𝚛𝚐𝚎, 𝚊𝚕 𝚍𝚒 𝚕𝚊̀ 𝚍𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚂𝚘𝚛𝚋𝚘𝚗𝚊, 𝚒𝚕 𝚌𝚊𝚙𝚘𝚕𝚊𝚟𝚘𝚛𝚘 𝚍𝚎𝚕 𝚚𝚞𝚊𝚛𝚝𝚒𝚎𝚛𝚎 𝙻𝚊𝚝𝚒𝚗𝚘: 𝚕𝚊 𝚌𝚑𝚒𝚎𝚜𝚊 𝚍𝚒 𝚂𝚊𝚒𝚗𝚝-𝙴𝚝𝚒𝚎𝚗𝚗𝚎-𝚍𝚞-𝙼𝚘𝚗𝚝 𝚌𝚘𝚜𝚝𝚛𝚞𝚒𝚝𝚊 𝚊 𝚙𝚊𝚛𝚝𝚒𝚛𝚎 𝚍𝚊𝚕𝚕𝚊 𝚏𝚒𝚗𝚎 𝚍𝚎𝚕 ‘𝟺𝟶𝟶. 𝙽𝚎𝚕𝚕𝚊 𝚏𝚊𝚌𝚌𝚒𝚊𝚝𝚊 𝚜𝚒 𝚙𝚘𝚜𝚜𝚘𝚗𝚘 𝚊𝚖𝚖𝚒𝚛𝚊𝚛𝚎 𝚜𝚘𝚟𝚛𝚊𝚙𝚙𝚘𝚜𝚒𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚍𝚒 𝚎𝚕𝚎𝚖𝚎𝚗𝚝𝚒 𝚙𝚘𝚛𝚝𝚊𝚗𝚝𝚒 𝚎 𝚍𝚒 𝚏𝚛𝚘𝚗𝚝𝚘𝚗𝚒, 𝚝𝚞𝚝𝚝𝚘 𝚊𝚗𝚐𝚘𝚕𝚒 𝚎 𝚌𝚞𝚛𝚟𝚎 𝚌𝚊𝚙𝚛𝚒𝚌𝚌𝚒𝚘𝚜𝚎 𝚎𝚍 𝚒𝚗𝚊𝚝𝚝𝚎𝚜𝚎, 𝚖𝚎𝚗𝚝𝚛𝚎 𝚕’𝚒𝚗𝚝𝚎𝚛𝚗𝚘 𝚎̀ 𝚍𝚒 𝚞𝚗 𝚐𝚘𝚝𝚒𝚌𝚘 𝚏𝚒𝚊𝚖𝚖𝚎𝚐𝚐𝚒𝚊𝚗𝚝𝚎, 𝚌𝚘𝚙𝚎𝚛𝚝𝚘 𝚍𝚊 𝚟𝚘𝚕𝚝𝚎 𝚜𝚘𝚛𝚛𝚎𝚝𝚝𝚎 𝚍𝚊 𝚙𝚒𝚕𝚊𝚜𝚝𝚛𝚒 𝚊𝚕𝚝𝚒𝚜𝚜𝚒𝚖𝚒; 𝚒𝚗 𝚏𝚘𝚗𝚍𝚘 𝚊𝚕𝚕𝚎 𝚗𝚊𝚟𝚊𝚝𝚎 𝚜𝚒 𝚊𝚛𝚛𝚊𝚖𝚙𝚒𝚌𝚊𝚗𝚘 𝚍𝚞𝚎 𝚜𝚌𝚊𝚕𝚎 𝚊 𝚌𝚑𝚒𝚘𝚌𝚌𝚒𝚘𝚕𝚊 𝚊 𝚍𝚘𝚙𝚙𝚒𝚘 𝚐𝚒𝚛𝚘 𝚌𝚑𝚎 𝚜𝚘𝚜𝚝𝚎𝚗𝚐𝚘𝚗𝚘 𝚒𝚕 𝚋𝚎𝚕 𝚙𝚘𝚗𝚝𝚒𝚕𝚎-𝚝𝚛𝚊𝚖𝚎𝚣𝚣𝚘 𝚌𝚒𝚗𝚚𝚞𝚎𝚌𝚎𝚗𝚝𝚎𝚜𝚌𝚘. 𝙸𝚗 𝚋𝚊𝚜𝚜𝚘 𝚕’𝚎𝚕𝚎𝚐𝚊𝚗𝚣𝚊 𝚍𝚎𝚕𝚕’𝚊𝚛𝚌𝚊𝚝𝚊 𝚜𝚗𝚎𝚕𝚕𝚊, 𝚊𝚙𝚎𝚛𝚝𝚊 𝚒𝚗 𝚊𝚕𝚝𝚘 𝚍𝚊 𝚞𝚗𝚊 𝚕𝚎𝚐𝚐𝚎𝚛𝚒𝚜𝚜𝚒𝚖𝚊 𝚝𝚛𝚊𝚗𝚜𝚎𝚗𝚗𝚊 𝚝𝚛𝚊𝚏𝚘𝚛𝚊𝚝𝚊.
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