la scatola magica

Mentre siamo in viaggio porto con me, "tra la pelle e il cuore", la mia macchina fotografica. Da qualche tempo con Felisia ne portiamo una che dentro ha la magia di un tempo. Ora qui, nelle città che scopriamo, nei luoghi che ci accolgono, nei volti che osserviamo, e come due anime belle ci hanno insegnato, alla deriva! Una vecchia musica in sottofondo, su carta ai sali d’argento la suggestiva esposizione di un negativo. In quei brevi secondi si toglie il copriobiettivo, la luce si insinua, Felisia ed io come due bambine che fanno a gara per la loro biglia di vetro, inseriamo il braccio all’interno di una manica nera per toccare con mano ciò che la luce ha creato fino ad esistere in una fotografia. Questo non è semplicemente un progetto, come anche non dovrebbe finire mai, che si mescolano e vivono parallelamente, ma una necessità di vivere la nostra vita con filosofia, arte, bellezza e la magia del tempo della nostra esistenza. La nostra camera istantanea, macchina fotografica, lanterna magica, scatola della meraviglia, nasce da un primo incontro, voluto dal fato, in una stradina di Arles all’ombra dell’anfiteatro, sulle scale di un vecchio palazzo con un grosso portone di legno scuro. A giocare con la sua scatola c’era Guillaume, un giovane fotografo francese, concentrato con le mani in un piccolo secchiello d’acqua dove si muovevano dei bianchi e neri dieci quindici. Ci siamo fermate, ci siamo raccontati e senza remore ci siamo fatte fotografare, immortalare quell’istante irripetibile, mentre passavamo di lì. Il secondo incontro è stato ancora più profondo, poiché Lukas, a quanto pare anche lui mago della fotografia, ci fa conoscere una storia che ha origini tra le strade di Kabul dove era concesso realizzare solo foto tessere d’identità; quella storia è diventata un suo progetto di vita e nella costruzione di scatole magiche aiuta giovani senza lavoro e richiedenti asilo. Questa bella storia ci è piaciuta tanto e abbiamo deciso di affidarci a lui nel realizzare gli elementi della nostra scatola, per poi costruircela pezzo dopo pezzo fino a portarla con noi nei nostri viaggi per poter documentare incontri con i volti del mondo. Ed è così che tutto è iniziato… anche se in fondo ogni inizio ha radici in qualcosa che è già stato e, per quanto difficile, perseveriamo nel portare avanti un progetto che va oltre la mera produzione fotografica, che anzi volge lo sguardo all’umanità con uno spirito creativo, attraverso il gioco, attraverso il dialogo, occhi di meraviglia, cercando quella gioia che spesso viene negata a chi vive in terre oppresse e dimenticate.
Maria

La prima volta che ho incontrato la fotografia, quella vera, capace di raccontare storie, di toccare con delicatezza l’anima delle persone è stato nel duemiladieci, quando, mi sono imbattuta nei racconti di Maria. Con i suoi reportage volti a raccontare con delicatezza la vita, gli ultimi e i loro diritti ho visto la storia delle persone che aveva incrociato, ho iniziato a guardarmi intorno con sguardo critico, a riflettere sull’uso delle immagini e mi sono appassionata, percorrendo una strada poco battuta, all’arte del racconto attraverso la luce con un’accezione completamente diversa. Essendo figlia della tecnologia e occupandomi di comunicazione, ho vissuto in una realtà che viaggia su un binario lontano dal mondo a cui mi sono avvicinata, la fotografia analogica e, ancora più intima, quella minutera. La prima volta che ho visto una scatola magica è accaduto in Provenza, in uno dei miei numerosi viaggi con Maria, nel centro di Arles dove, un fotografo minutero, realizzava fotografie catturando la mia attenzione… ci siamo fermate ad osservarlo prima di dargli la possibilità di ritrarci e di donarci un istante. Ho vissuto quell’esperienza come una magia, l’attesa, lo scatto, la luce che ha disegnato sulla carta ed infine, il nostro ritratto tra le mani ricevuto con emozione, la possibilità di toccare con mano, in quel momento, una vera fotografia. Con Maria ci siamo guardate dinanzi a quella scatola pensando la stessa cosa, quella lanterna magica sarebbe stata con noi alle prossime partenze. Ancora una volta, lei con la fotografia e io con la cura, in ogni dettaglio, avremo dato vita ad nuovo progetto itinerante e… alla deriva. Abbiamo costruito pezzo dopo pezzo il nostro scrigno tra odore di legno e colla, quando per la prima volta l’ho vista nella sua completezza ho pensato che quella scatola avrebbe di certo saputo stupirmi. Ho iniziato a leggere di tempo e luce, a scrutare chi e come decide di imprimere le immagini sulla carta, ad ogni fotografia realizzata sento di imparare qualcosa. Tutto nasce dalla lentezza dei movimenti, lì, accanto alla scatola, mi sento catapultata in un’altra dimensione, in un tempo scandito da una piccola clessidra… quando apriamo lo sportellino di legno per scoprire qual è l’immagine che la luce ha deciso di donarci, mi emoziono e sento di aver sempre rincorso il tempo mentre ora è lui ad offrirsi a me. Per la prima volta, con la fotografia minutera, penso di potermi fermare e, mentre ciò accade, incontro occhi, ascolto storie, disegniamo cerchi infiniti realizzando quelle che Maria chiama "carte geografiche della presenza umana".
Felisia

Ritrattistica istantanea, itinerante, un’azione teatrale: impronta di presenza. Nel momento stesso in cui nasce la stampa da quella scatola magica si afferma la propria esistenza, la necessità, il bisogno di svelarla al mondo. Il fascino, il mistero, misterioso seppur svelato, sembra quasi una magia realizzata da un artista del gioco, quelli di magia, funamboli, sognatori e sognatrici… una mano si muove all’interno della scatola, ad uscirne è una fotografia, unica e irripetibile. E’ come quel gioco infantile, il girotondo, dove però non si accelera il corpo per provare quel piacere di stordimento, dove tutto l’ambiente intorno si trasforma in un caos luminoso con quella lanterna magica. Con quel mio gioco cerco di ricreare attraverso la memoria quell’anima infantile che vi è in me, attraverso il mio corpo e quel che può fare, con lentezza. Lo ricorda un fotografo del 900, J.H. Lartigue “da bambino socchiudevo gli occhi in modo da non lasciare che una sottile fessura attraverso la quale guardavo intensamente ciò che volevo vedere, poi giravo tre volte su me stesso pensando che avrei intrappolato quanto avevo guardato e conservato all’infinito non solo ciò che avevo ma anche gli odori e i rumori. Evidentemente a lungo andare mi sono accorto che il mio trucco non funzionava ed è allora che mi sono servito di una macchina fotografica.” Il suo stesso corpo come l’apparecchio fotografico, la camera del suo occhio a quello dell’attrezzo tecnico, il tempo di posa a tre giri su se stesso… la scelta della felicità, dare un senso al proprio vissuto, esserci e ricordare di esserci con una scatola magica dentro l’instancabile intreccio di vite, riflessioni e memorie. Creare l’”io” in una visione intrisa di malinconia, una malinconia resistenziale dove si ferma il tempo, si afferra l’istante, il destino effimero di ogni gioia. Una scelta ogni volta. Una scelta artistica, autentica. Mentre Lartigue fermava l’essenza stessa del divenire, il movimento, io mi osservo e mi ritrovo a ritornare ad un inizio, non certo a fermarmi, ma a ricominciare ad osservare tutto ciò che si ferma senza più, almeno per ora, inseguirlo. Ad accogliere chi non cerca una semplice riproduzione di un’immagine virtuale, digitale ma che necessita di sentirsi attraverso un rito che, trova radici in quel girotondo antico, in un luogo, in uno spazio fatto di luce.
Maria

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La piccola casa sorgeva su una collina leggermente pendente, avvolta da un mantello di verde lussureggiante. Il tetto a falde basse, si mimetizzava con la natura circostante, mentre le pareti in legno bianco emanavano un'aura di semplicità e calore. Dalla casa si estendeva un giardino intricato, con piccoli sentieri di pietra che si intrecciavano tra alberi frondosi e fiori dai colori vivaci. Un piccolo ruscello scorreva dolcemente, cullato dal vento che accarezzava le foglie e danzava tra i rami. La baia si apriva di fronte alla casa, uno specchio d'acqua cristallina che brillava sotto il sole. Un pontile di legno si protendeva nell'acqua invitando alla contemplazione del mare, dei suoi segreti e delle sue meraviglie. Le montagne all'orizzonte sembravano abbracciare la baia, creando un abbraccio intimo tra terra e mare. Nella distanza, un gruppo di piccole barche a vela danzava sulle onde, come se fossero creature viventi che si muovevano al ritmo dolce della natura. L'atmosfera attorno alla casa era impregnata di tranquillità e mistero, come se in quel luogo il confine tra il mondo umano e quello fantastico si assottigliasse, lasciando spazio a una realtà dove la magia si intrecciava con la vita di tutti i giorni. Noi, due sognatrici incallite, giungemmo stanche ma piene di idee, in questo angolo di mondo, dove trovammo una stanza luminosa con finestre spalancate sul mare che catturavano la luce dorata del tramonto. Con una scatola di legno e piccoli strumenti da laboratorio, mettemmo insieme una lanterna magica. Tutto iniziò molto prima, ho sempre avuto quel bisogno di conservare i momenti, e mi ritrovo a trascinarmi scatole di cartone con dentro la vita, spesso da alleggerire, altre volte da lasciare in soffitta, ogni volta comunque da guardare come in riflessi di piccole biglie… conservare souvenir dai nostri viaggi è rimasta una costante, tesori di epoche passate ricordi intrecciati di anime vagabonde, carte ingiallite, disegni sbiaditi che raccontano storie di viaggi, esperienze ed emozioni vissute. Tante sono le fotografie, sbiadite ma intrise di vita, che mostrano panorami lontani e volti sconosciuti catturati nell'istante. Ci sono negativi, fragili frammenti di memoria pronti a riportare in vita momenti di gioia, tristezza o pura meraviglia. Le carte, segnate da annotazioni scritte a mano, narrano di luoghi esotici, incontri fortuiti e sogni non ancora realizzati. I disegni, alcuni abbozzati con cura artistica, altri veloci schizzi di ispirazione improvvisa, rappresentano visioni personali di mondi immaginari o dettagli minuti di luoghi reali. Ogni tratto racchiude un frammento di anima e di passione. Torna costantemente come oggetto una scatola, che accoglie e racchiude, come un tesoro di un museo segreto, un luogo in cui il passato e il presente si intrecciano in un mosaico di ricordi che aspettano solo di essere scoperti e portati di nuovo alla luce. Da questa baia a guardare il mare, ci sono frammenti di cristallo, conchiglie brillanti e sottili fette di pietre preziose… un biancospino con perla, differenti sfumature di colore, la naturale bellezza che mostra il tempo… Una sera, cercammo di dare calore a una nuova creazione, la stanza si riempì di immagini incantate che danzavano sulle pareti. Si udivono le voci immaginarie di creature fantastiche e viaggi infiniti, alle pareti proiezioni di luce… fu cosi che decidemmo di costruirne una lanterna magica tutta nostra. L’incontro avvenuto in Provenza nella cittadina di Arles, lasciò nella mente quell’istante di una fotografia in bianco e nero che galleggiava nell’acqua dopo esser nata sulla magia dei sali d’argento. Dovevamo solo mettere insieme i pezzi, ne erano molti… legno, forme, vernice, colla, maniglie, intarsi… e la bellezza del costruire qualcosa con le proprie mani, immersi nella musica, con un buon vino. È come un rituale che unisce la creatività, il piacere dei sensi e l'aspettativa per ciò che verrà. Il tempo trascorso è stata una connessione speciale, in cui ogni dettaglio prese vita sotto le nostre mani mentre la musica e il buon vino aggiungevano magia all'atmosfera. Quelle speranze intessute in ogni chiodo o colla applicata probabilmente sono diventate parte integrante di quella scatola, trasformandola in qualcosa di più di un semplice oggetto. Quando il lavoro è completato e la scatola è pronta, contiene non solo pezzi di legno ben assemblati, ma anche un frammento di quella notte indimenticabile, carica di emozioni e di prospettive luminose per il futuro. Mettemmo in funzione la lanterna socchiudendo gli occhi. Le pareti della casa erano vive di un incantesimo che trasformava gli interni in un diorama vivo dell'800. Le proiezioni danzavano come ballate di un'epoca dimenticata, un carosello di movimenti e colori che raccontavano storie senza nomi, erano voci, erano suoni, erano granelli di sabbia che brillavano come perle. La luce soffusa delle proiezioni ricreava atmosfere mistiche, come petali di fiori al vento, mentre la musica riempiva l'aria unita al vortice di quella gioia senza tempo. La stanza con le sue pareti animate, sembrava essere un portale magico che conduceva in un mondo di emozioni intrecciate, come se il tempo si fosse fermato per dare vita a uno spettacolo incantato proprio lì, tra quelle mura accoglienti. Eravamo catapultate nel castello errante di Howl, sopra le colline come un miraggio nella nebbia. Più trascorreva la notte, più quelle pareti sembravano un caleidoscopio di colori, riflessi e forme mutevoli, come se fossero dipinte con la polvere di stelle. Accade di tutto nei sogni, finestre che si aprono su paesaggi incantevoli, boschi fatati e città pulsanti di vita. Ci ritrovammo all'alba del giorno in spiaggia, a piedi nudi nell'umidità del mattino e con una tisana calda che ci scaldava le mani, come a scaldarci il cuore… guardando l'arrivo dell'autunno. “Immagina”, disse Maria con gli occhi pieni di meraviglia, «se potessimo usare questa lanterna per catturare i colori di questa alba, fissarli e portarli con noi ovunque andiamo.» Felisia sorrise, scrutando il mare increspato. «Sì, sarebbe come trasportare un pezzo di questo momento etereo con noi. Ma la fotografia, Maria, è già questo. È la cattura dei momenti, dei sorrisi, delle emozioni, e li preserva nel tempo… tu lo sai.» Le onde infrangevano dolcemente sulla riva, mentre riflettevamo sul significato della fotografia. «Per me,» disse Maria dopo un momento di silenzio, «la fotografia è un mistero che svela l’istante di un attimo, per poi chiedersi quale verrà subito dopo…”
Felisia annuì “Ed è proprio questa presenza umana, questa connessione con gli altri attraverso gli scatti che rende la fotografia così potente. Cattura le nostre storie, i nostri volti, la nostra umanità.” Rimanemmo lì, sedute sulla sabbia, immerse nei pensieri che danzavano tra la lanterna magica e l’essenza della fotografia. Quel momento all'alba, tra le onde del mare e i colori dell'autunno, divenne una nuova pagina dei nostri taccuini di viaggio, un ricordo che avrebbe continuato a illuminare il nostro percorso nell'arte e nella bellezza della vita. Incantate dalla camera oscura, dall’incertezza che accompagna gli istanti sospesi, viaggiamo con una scatola di legno che diventa una macchina fotografica istantanea, come nei primi anni del ‘900, una valigia di cuoio, taccuino, libri, un portatile, e attrezzata per lo sviluppo. Girovaghiamo per scoprire volti, espressioni, culture, tra le piazze delle città, dei piccoli paesi, tra borghi e piccoli scorci di mare, tra festival d’arte e mercatini di antiquariato realizzando ritratti, rigorosamente in bianco e nero che hanno il sapore e il fascino dei vecchi e preziosi album di famiglia, un po’ sbiaditi dal tempo. Una fotografia «lenta», di attesa, quel tempo incerto, fra lo scatto e il risultato finale, è ciò che ci spinge a seguire questa passione e renderla contemporaneamente una professione. Oltre la strada, il nostro piccolo Atelier, casa studio, tappezzato di stampe, oggetti, storie e degli altri lavori artistici, oggetti di viaggio, una libreria di illustrati e libri d’arte visiva, poesia e letteratura. Giorno dopo giorno, ora, adesso, istanti …coltiviamo il progetto di portare la nostra camera oscura itinerante in giro per il mondo.


Sulla fotografia istantanea
L'arte della fotografia istantanea: un viaggio tra passato e presente.
Nell'era digitale, dove la velocità è regina e l'immediatezza regna sovrana, la fotografia istantanea si erge a baluardo di un'epoca passata, dove il tempo era scandito da ritmi più lenti e la pazienza era una virtù necessaria. Eppure, il bisogno di immortalare un momento fugace, di catturare l'essenza di un istante irripetibile, è un desiderio che accompagna l'uomo fin dai primordi della fotografia. Frederick Scott Archer, nel lontano 1853, rivoluzionò il mondo fotografico con la sua "fotocamera istantanea", aprendo la strada a una nuova era di sperimentazione e creatività. Ben prima dell'avvento delle Polaroid, fotografi itineranti in diverse parti del mondo, come in Afghanistan, affinavano la loro arte con macchine-laboratorio completamente autonome. Le kamra-e-faoree, "macchine fotografiche istantanee" in persiano, sono vere e proprie scatole magiche in legno che racchiudono al loro interno l'intero processo di sviluppo: dall'esposizione alla stampa finale. I fotografi, abili artigiani della luce, immergono la loro mano in un manicotto a tenuta di luce per estrarre un foglio di carta fotosensibile dalla scatola all'interno della macchina. Dopo l'esposizione, il foglio viene immerso in vaschette con reagenti chimici, sempre all'interno della kamra-e-faoree, dando vita a un'immagine negativa. Questa, a sua volta, viene ri-fotografata su un apposito sostegno, completando il processo con la stampa finale: una fotografia unica e irripetibile. La tradizione delle Afghan Camera e di altre fotocamere istantanee come la Minutera spagnola rappresenta un ponte tra passato e presente, un affascinante viaggio alla scoperta delle radici della fotografia e del fascino immortale dell'immagine istantanea. Oltre all'aspetto storico e tecnico, questa tradizione ci insegna ad apprezzare il valore del tempo: la fotografia istantanea ci obbliga a rallentare, a riflettere sul momento che vogliamo catturare, a vivere l'esperienza con maggiore consapevolezza, a coltivare la pazienza: l'attesa del risultato finale, che non è immediato come con la fotografia digitale, diventa parte integrante del processo creativo, a gestire l'imprevedibilità: ogni foto è un'avventura, un esperimento irripetibile in cui l'elemento di sorpresa gioca un ruolo fondamentale.
L'arte della fotografia istantanea non è solo nostalgia per un tempo passato, ma una filosofia di vita che celebra la bellezza dell'imperfezione, l'unicità dell'attimo e il valore inestimabile dell'esperienza.



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